Alla domenica pomeriggio alle 15 sei stanco ed
affamato. Vorresti andare a pranzo e poi il miraggio sarebbe quello di un po’
di riposo: una pennichella seguita magari da una breve pedalata o da un bel
film d’azione, prima dell’adorazione delle ore 19.
Proprio a quell’ora oggi arriva però Victor,
un bambino di due anni e mezzo.
Le infermiere mi chiamano a vederlo; io ho un
moto di irritazione che cerco di mascherare perchè so che purtroppo sono
l’unico ad essere di guardia.
Victor ha una anamnesi abbastanza peculiare: ha
sviluppato da un paio di giorni una distensione addominale notevole; inoltre la
mamma dice che da più di una settimana non ha una defecazione normale, ma va di
corpo con muco bianco. Le mozioni di muco sono molte durante la giornata
odierna. Il bambino ha febbricola e qualche volta vomita.
Come al solito, nei vari dispensari a cui la
madre si è rivolta lo hanno trattato per una fantomatica malaria. La mamma è
però approdata a Chaaria oggi perchè è assolutamente preoccupata dalla
distensione addominale di suo figlio.
Palpo la pancia che è parecchio dura, anche se
non ci sono segni clinici di peritonte. Metto il fonendoscopio sull’addome e mi
rendo conto che i movimenti intestinali sono praticamente assenti. La
percussione rivela invece dei suoni timpanici che mi indicano un grande
meteorismo.
Metto il sondino nasogastrico (manovra che non
piace per niente a Victor, che piange disperatamente) e ne ottengo un po’ di
liquido biliare.
Aiutato dalle mie inferiere faccio un clisteri
ed ottengo solo del muco, bianco come il “moccio” che esce dal naso quendo sei
raffreddato.
Nonostante la distensione gassosa faccio comunque
un’ecografia addominale; il test non mi fa vedere molto: tanto gas ed un’area
con anse distese, ispessite e ripiene di materiale ecoriflettente nei quadranti
di sinistra.
Consulto Salvo e Viviana e tutti siamo propensi
ad andare in sala.
Da una parte lo vorremmo evitare per paura che
sia una condizione medica e che quindi facciamo un intervento inutile;
dall’altra abbiamo però la certezza che non operare subito potrebbe essere una
condanna a morte per Victor.
All’operazione, che abbiamo fatto subito dopo
aver convinto la mamma a firmare il consenso, troviamo che si tratta in effetti
di una patologia chirurgica per la quale siamo arrivati appena in tempo, prima
che si instaurassero complicazioni ben più gravi.
Appuriamo infatti che si tratta di
un’occlusione intestinale da invaginazione del colon a livello della flessura
splenica (proprio là dove l’ecografia mi indicava la presenza di anse distese e
contenenti materiale bianco).
Ridurre l’invaginazione non è però facile, ma
fortunatamente ci riusciamo senza lacerare l’intestino, che appare sì
sofferente, ma ancora vitale.
Victor quindi non subisce alcuna resezione
intestinale, ma soltanto suture sulla sierosa chepresenta piccole soluzioni di
continuo.
L’operazione diventa comunque lunga,
soprattutto in fase di chiusura, quando ci è toccato svuotare le anse ileali
dilatate per poter suturare la pancia... ma il nostro umore è alle stelle dopo
ave appurato che la diagnosi era giusta e che abbiamo fatto l’operazione appena
in tempo per salvare le anse intestinali dalla necrosi.
“Se avessimo deciso di osservarlo fino a
domani, questo bimbo sarebbe morto”, mi dice Salvo.
Ne sono convinto anche io e non posso fare
altro che partecipare alla sua gioia e ringraziare con lui il Signore.
Non mi fermo in sala per la sutura della cute
che lascio a Viviana e Salvo: voglio andare subito da quella mamma che avevamo
lasciato in lacrime fuori della sala: “Victor sta bene. Abbiamo trovato il suo
problema e lo abbiamo risolto senza neppure tagliare l’intestino”.
“Quindi l’operazione è stata la scelta giusta!
Io mi opponevo solo per paura di perderlo”.
“Lo avresti perso certamente se avessi
rifiutato il consenso all’intervento”
“Ma che cosa avete trovato? Qual’è stato il
problema che mi ha quasi portato via Victor?”
Mi rendo conto di quanto sia difficile
spiegarle in termini semplici che cosa sia un’intussuscezione intestinale. Mi limito
a dirle che si era creato un groviglio di anse intestinali come a volte capita
con le prolunghe eletriche, e che tale groviglio aveva causato sia una mancanza
di irrorazione sanguigna che una occlusione al passaggio fecale: “il muco che
vedevi non erano feci. Victor non adava di corpo da una settimana. Quel muco
era solo il segno di quanto il suo intestino fosse sofferente; è la stessa cosa
che capita quando la mucosa del naso è irritata dal raffreddore: si gonfia e
non respiri più; e poi il naso comincia a colare”.
“Quando posso vederlo?”
“Ci metterà almeno venti minuti ad essere
completamente sveglio, ma tra poco lo riavrai”.
Siamo tutti stanchi. E’ week end e di nuovo
usciamo dalla sala alle ore 19... ma che botta adrenalica e che pace interiore
ti dà la consapevolezza di aver salvato la vita di quel bambino!
Fr Beppe Gaido
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