domenica 17 novembre 2013

Gianna

E’ una volontaria veterana del Cottolengo da più di 20 anni.
Ha infatti lavorato per lungo tempo a Torino in piscina insieme a sr Clara per la fisioterapia di mantenimento dei Buoni Figli e delle Buone Figlie.
Per vari anni è stata una fedele volontaria della fisioterapia di Tuuru, e, da un paio d’anni a questa parte, ha deciso di offrire le sue capacità ed il suo tempo anche a Chaaria.
E’ stata con noi per sei settimane e si è dedicata con passione alla fisioterapia di mantenimento dei nostri ragazzi disabili al Centro.
Ha lavorato tantissimo ed ha cercato di fare il massimo per i ragazzi, con lo scopo di recuperare quanto più sia possibile delle loro abilità motorie, per prevenire ulteriore peggioramento della spasticità e delle deformità, e per migliorare anche le loro capacità respiratorie.



Già abbiamo visto piccoli risultati del lavoro di Gianna: abbiamo osservato ragazzi capaci ora di usare un girello quando per il passato erano stati in carrozzina; abbiamo visto Mururu usare un triciclo, e ci rendiamo conto che altri ragazzi ora tossiscono molto meno e respirano meglio.
Gianna ci ha lasciato un piano assistenziale individuale per ognuno dei ragazzi in modo che poi il nostro Paul Kinoti possa continuare il lavoro da lei portato avanti.
Ringraziamo Gianna di tutto e le assicuriamo il nostro ricordo nella preghiera.


Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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