Ero molto teso oggi quando attendevo l’orario
di visita per incontrare il marito della defunta di ieri in sala parto. Non
sapevo quale sarebbe stata la sua reazione, ed avevo paura che mi avrebbe
aggedito con violenza.
D’altra parte oggi la mia situazione emotiva è molto
labile, e, dopo quel che è successo ieri, mi sento davvero le lacrime in tasca.
La notte scorsa è stata tremenda, quasi del tutto insonne; quando poi riuscivo
ad addormentarmi, incubi tremendi mi attendevano sotto il cuscino e mi facevano
risvegliare di soprassalto.
Poi il momento atteso e temuto è finalmente arrivato,
ed è stato necessario parlare con quel coniuge.
So di essere stato confuso, mentre cercavo di
spiegare sia quello che era successo la sera precedente, e sia anche il
dispiacere che provavo per quanto era capitato.
Mescolavo le parole alle
lacrime che mi scendevano sulle gote quasi senza che io me ne accorgessi. La mia
voce era rotta e tremante mentre ripetevo: “non c’è stato ritardo. Ero presente
in sala parto e sono intervenuto tempestivamente. Ho fatto tutto quello che si
poteva fare in una situazione del genere. Le abbiamo dato due sacche di sangue,
le abbiamo somministrato tutti i farmaci a nostra disposizione”.
Lui mi guardva con occhio triste, e davvero
non ho potuto trattenere le lacrime quando ha abbozzato una sua risposta: “lo
so che hai fatto tutto quello che potevi e che le medicine sono state
somministrate tutte e in tempo, ma questo è l’ineluttabile della vita. E’ ‘kazi
ya Mungu’ (la volotà di Dio). Se Dio ha stabilito così, noi cosa ci possiamo
fare? E poi, non dovremo passare anche noi di là un giorno o l’altro? Toccherà
anche a noi morire”.
Le sue parole mi hanno fulminato. Sono
scoppiato a piangere senza ritegno davanti a lui.
Queste sono le lezioni dei poveri, i pugni
nello stomaco che solo loro sanno darti.
Li possiamo chiamare fatalisti, ma quanta
forza c’è in loro nell’affrontare una vita in genere ingrata e crudele. Essi
sono i vinti della storia; sono i perdenti, e per questo sono rassegnati di fronte
ad ogni tipo di evento... tanto non possono farci niente per cambiare: se non
piove, essi avranno la fame. Se piove, essi non avranno la strada per
raggiungere l’ospedale. Sono davvero i derelitti.
Quando gli ho detto che siamo disponibili a tenere
il suo bimbo tra i nostri orfani per vari mesi, finchè egli si sarà sistemato,
lui mi ha chiesto perdono e si è come scusato per non potermi dare una risposta
immediata: “posso andare a casa e consultare il resto della famiglia?”
Mi sono rispuntate le lacrime agli occhi.
Mentre lo salutavo, con commozione ho pensato
che in tutti questi anni a Chaaria, le poche volte che ho avuto problemi con i
parenti è stato sempre e solo con gente altolocata o comunque in una posizione
sociale che li portava ad atteggiamenti di una certa presunzione. Solo i ricchi
hanno tentato più volte di far del male a Chaaria, accusandoci di vari tipi di
incompetenza o negligenza.
I poveri invece non ci hanno mai fatto del
male, ed anche nelle situazioni più disperate, sono riusciti addirittura a
ringraziarci ed a consolarci.
Dopo l’incontro con questo marito, ripenso
all’epopea dei vinti di Giovanni Verga, ma rivado con la mente anche al
Vangelo, là dove Gesù dice di essere venuto ad annunciare la buona Notizia ai
poveri. Sì, perchè i poveri sono semplici e la buona Novella la sanno
accogliere; i ricchi ed i sapienti del tempo di Gesù già commentavano: “da
Betlemme potrà venire qualcosa di buono? Studia e vedrai ...”
Il vedovo di oggi mi ha fatto riflettere anche
sulla nascita di Gesù in una capanna, e soprattutto sul fatto che fossero i
pastori i primi testimoni della sua incarnazione: se fosse nato tra i ricchi di
Gerusalemme, nessuno gli avrebbe creduto.
Stasera sono ancora molto turbato dalla morte
della donna in sala parto; ancora ho gli occhi gonfi ed il cuore pieno, ma
l’incontro con suo marito mi ha donato anche tanta pace dentro. Mi ha
nuovamente radicato nella scelta preferenziale per i più poveri.
Per questo, mentre ringrazio il Signore della
pace del cuore che pian piano prende il sopravvento sul turbamento di ieri, mi
sento molto debitore di questo “vinto della storia”, di questo semplice, di
questo povero.
Ora prego per l’anima della mamma che ieri è
andata in Paradiso, e rivado con la mente all’esclamazione di esultanza di Gesù
nel Vangelo: “Ti ringrazio, o Padre, perchè hai tenuto nascoste queste cose ai
sapienti ed agli intelligenti, e le hai rivelate ai semplici”.
Fr. Beppe
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