mercoledì 13 novembre 2013

Ringraziamo il Signore
Il Vangelo di oggi ci parla dei 10 lebbrosi che sono stati guariti da Gesù. Il Signore si lamenta che solo uno, per di più uno straniero, è tornato a ringraziare.
Noi non vogliamo essere tra i nove lebbrosi ingrati, ed è per questo che con il post di oggi vogliamo rendere grazie al Signore perchè siamo riusciti a riparare la più importante pompa dell’acqua.
Rimane qualche problema per quella del bananeto, ma lo risolveremo con più calma. Ora infatti almeno abbiamo acqua a sufficienza per l’ospedale e per i Buoni Figli.
Abbiamo davvero sentito la mano della Provvidenza: infatti avevamo molta paura di non poter sostituire la pompa prima di tutto per le strade impraticabili. 
Invece di notte non ha piovuto ed i tecnici sono riusciti ad estrarre la pompa guasta ed a rimpiazzarla con una nuova. 



E’ stata una gioia quando abbiamo visto l’acqua fluire dal tubo.
Ringraziamo la Provvidenza che ci ha protetti anche quando in ospedale la carenza d’acqua era estrema; la ringraziamo per il dono del sole che ha permesso all’argano di varcare la nostra shamba e di portare a termine i lavori. 
Ringraziamo poi i nostri benefattori che, con le loro offerte, ci hanno permesso di pagare questo delicato intervento tecnico e di coprire le ingenti spese della nuova pompa.
L’acqua ora fluisce nuovamente dai nostri rubinetti, e noi diciamo grazie al Signore ed a chi ci vuole bene.


Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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