sabato 28 dicembre 2013

Bretimus Munene

Si tratta di un bambino di 8 anni, figlio di una madre “single”.
Il fenomeno delle ragazze madri è certamente molto frequente dalle nostre parti, anche perchè spesso certi uomini si prendono gioco di giovani donne semplici, senza preparazione intellettuale ed abbastanza limitate intellettualmente. 
Esse si fidano di questi partners e danno loro un figlio (nella cultura locale la donna deve prima provare di essere fertile e di poter concepire, e poi più avanti sarà sposata regolarmente).
Bretimus è nato con un parto difficile e per alcuni anni non è stato in grado di camminare per niente. Con l’aiuto della fisioterapia che abbiamo offerto gratuitamente per anni, ora il bambino può camminare: dapprima usava due stampelle, mentre ora riesce a muoversi usando una stampella sola.
Dal punto di vista intellettivo Bretimus è completamente normale, e quindi frequenta le scuole elementari.
La mamma è una nostra dipendente come “signora delle pulizie”: non è quindi certamente sul lastrico, ma la scuola è costosa ed anche il costo della vita sta andando su in maniera incredibile pure qui da noi.



Ecco perchè ringraziamo di cuore i donatori italiani che si prendono cura di sostenere Bretimus e la sua mamma.
Crediamo fortemente che Gesù non dimentica nulla di quanto a Lui facciamo nella persona dei poveri, ed è per questo che siamo convinti che il Signore benedirà i nostri benefattori con tanti doni dal cielo.
Anche a nome di Lydia (la sua mamma) e di Bretimus, auguriamo a coloro che li sostengono un 2014 pieno di gioia e di grazie di Dio.


Fr Beppe


1 commento:

andrea ha detto...

tanti auguri a Te Fratello
e grazie perché il Tuo sacrificio
è Vita per molti. Ti auguro davvero il meglio da questo nuovo anno per Te e per la Tua Missione.
SALUTAMI CHAARIA! andrea nanti


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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