giovedì 19 dicembre 2013

Che cosa ho fatto di male per meritarmi questo!

Era stato molto bello quando eravamo fidanzati. Tante promesse e tanti sogni di vita coniugale e di amore perenne. Quando eravamo fidanzati pensavo sempre a lui, anche se lui già faceva il pendolare perchè lavorava a Nairobi. 
La cosa però mi andava benissimo: qui molte famiglie sono così, per motivi economici, ma è bellissimo quando l’amato torna dal lavoro e si può spendere insieme il fine-settimana.
Almeno nel mio caso però i sogni della nostra gioventù non si sono avverati.
Ci siamo in effetti sposati, ma le cose sono andate via via peggiorando. Le visite da Nairobi, dapprima mensili, si sono pian piano diradate, fino a scomparire del tutto.
Ho un figlio solo perchè il mio sposo mi ha abbandonato quando ancora il piccolo non era ancora nato. Lui non si è fatto più vedere per lungo tempo. Credo che abbia visto suo figlio per la prima volta quando il piccolo aveva già più di un anno. Non mi ha mai dato un centesimo per tirarlo su. Ho dovuto fare lavori di vario tipo per mantenerlo e per mandarlo a scuola. Ha avuto problemi cardiaci quando era piccolissimo ed è solo grazie ad un benefattore straniero che ho avuto la possibilità di portare mio figlio da un cardiologo a Nairobi. 




Poi ha iniziato con otiti medie purulente ricorrenti, ed è stato un peregrinare costoso tra un ospedale e l’altro... ma del padre nessuna traccia; nessuno interessamento e nessun aiuto economico.
La cosa più brutta però è che la sua è una assenza presente: infatti, di tanto in tanto appare senza preavviso ed a volte si porta via il bambino per vari giorni. Lo fa senza chiedermene il permesso, perchè lui pensa di averne il diritto: essendo il padre biologico del piccolo, lui non ritiene neppure necessario avere il mio consenso a questi “rapimenti”. 
Il bimbo però poi lo riporta dopo alcuni giorni, perchè non se ne vuole prendere cura... soprattutto non è disponibile a darmi il denaro che mi serve per farlo crescere e per mandarlo a scuola.
Da alcuni anni si è sposato con un altra donna, e so che hanno più di un figlio, ma anche adesso che è accasato con un’altra consorte, non mi lascia stare, non mi dà pace, mi tormenta: lui non mi ama; non mi ha mai amato... se no, non mi avrebbe lasciata e non avrebbe sposato un’altra. Quello che vuole quando si prende il bambino, è farmi soffrire, farmi capire che in questa cultura un figlio maschio da grande non sceglie la madre ma il padre.
Ecco perchè fa apparizioni una volta all’anno ed arriva con un regalo per il mio ragazzo, che ormai ha sedici anni. In tal modo lo confonde e si presenta come il genitore buono e generoso che dona ed elargisce. Io così passo per la mamma arcigna e antiquata che sempre gli dice che non ci sono soldi, che bisogna risparmiare, che non si può acquistare il telefonino.
Io dico questo perchè devo pagare tutto per il nostro figlio. Il padre fa un regalino una volta all’anno e nulla di più, ma certamente io appaio come la noiosissima mamma-padrona che non concede mai nulla e lui invece come la porta della felicità.
Io ci soffro da morire. Non ho mai sognato una famiglia disgregata e divisa, volevo una famiglia unita e solida: mi è capitato di essere una ragazza madre perchè lui se n’è andato.
Ora lo so che vuole togliermi anche mio figlio.
Lui spera che, terminata la scuola, il ragazzo mi lasci e vada con lui. Soffro tantissimo, anche perchè so che non mi darà nulla fino al giorno in cui le scuole saranno finite e magari il ragazzo avrà trovato un lavoro.
Mi vuole condannare alla solitudine: se n’è andato lui e non mi vuole lasciare neanche il nostro unico figlio. Lui ha una moglie e mi pare tre figli dal secondo matrimonio. Perchè tanto egoismo e tanto astio verso di me? Devo essere condannata a questa sofferenza per tutta la vita?
Signore, che cosa ho fatto di male per meritarmi una vita così?

(Questa è una storia vera, di una delle tante donne che incontro nella mia pratica clinica e che mi vogliono aprire il loro cuore)


Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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