venerdì 20 dicembre 2013

Fiorella e Pietro

Un sentito ringraziamento ai coniugi Rolandi che oggi sono ripartiti per l’Italia dopo due settimane di servizio estenuante.
La loro presenza a Chaaria è combaciata con lo sciopero della sanità, e soprattutto per Pietro è stato un lavoro direi davvero martellante. 
Abbiamo operato notte e giorno, a ritmi forsennati, sempre su due sale anche quando avevamo un solo anestesista, cercando sempre di finire la lista operatoria nonostante l’assalto dei cesarei che ci attanagliavano da mane a sera tardissimo.
Ringrazio Pietro per le operazioni molto complesse che ha eseguito e che non sarebbero state possibili a Chaaria senza di lui. Lo ringrazio per il sostegno continuo sia in ambulatorio che con i decorsi post-operatori. Pietro è senza dubbio il mio mentore più significativo in chirurgia generale, e certo lui nel cuore di Chaaria ha un posto tutto speciale: proprio per questo lo aspetto nuovamente con gioia a marzo, sperando di imparare da lui anche la chirurgia della tiroide.



Ringrazio poi di cuore Fiorella per il servizio semplice e generoso con gli orfani. Quello degli orfani è un settore molto delicato, in cui è possibile che si possano creare dissapori tra il personale locale ed i volonari, a motivo delle visioni diverse nel gestire i problemi dell’infanzia. 
Fiorella è stata molto rispettosa ed ha collaborato con Tabitha e Purity senza alcun problema. Ringraziamo quindi Fiorella per aver saputo entrare nei nostri ritmi in punta di piedi, senza stravolgerli e senza mettere in crisi lo staff che con gli orfani lavora tutto l’anno. La ringraziamo anche per l’attegiamento di grande rispetto nei nostri confronti.
Ci auguriamo di poter ancora avere la gioia di ospitare Pietro e Fiorella insieme a Chaaria, se questo è nei loro piani ed in quelli della Provvidenza. E’ infatti molto piacevole stare con loro, anche al di là del lavoro che fanno per noi.


Fr Beppe Gaido


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....