sabato 21 dicembre 2013

Natale

Makena, quasi a tradimento, alza la testa dal paziente che stiamo suturando dopo l’ennesimo attacco da parte di malfattori e mi dice: “la senti l’atmosfera natalizia?”, e dalla vecchia sala operatoria si mette a guardare la finestra. 
Anche io mi giro d’istinto ed osservo il cielo per un attimo e poi le dico: “in questo momento io sento solo un forte capogiro per le molte ore che ci abbiamo messo a cucire”.
Lei ride forte e mi ripete: “Ma guarda che cielo blu con le nubi bianchissime, dopo la mattinata di temporali! Senti i colibrì che cantano! Questo è un tipico giorno natalizio: è frescolino al mattino e spesso ancora piove, ma poi al pomeriggio fa caldo, un caldo secco con un sole limpidissimo che brilla dopo le piogge. L’atmosfera è tersa, i campi sono verdi per le abbondanti precipitazioni. Questo ci ricorda il Natale fin da quando eravamo bambini!”.
Io annuisco e le dico che nella mia infanzia questa descrizione sarebbe stata più appropriata per descrivere il ferragosto, perché da noi il “bianco natale” è un’altra cosa.



Qui poi non ci sono addobbi per strada, non c’è corsa consumistica ai regali, non ci sono le luminarie natalizie (anche perchè oggi per esempio di nuovo manca la luce).
Solo in parrocchia puoi osservare un semplicissimo presepio. La gente non ha la cultura nè del presepio nè dell’albero di Natale. 
Per loro Natale è una festa della famiglia in cui tutti si ritrovano insieme per una mega-mangiata a casa dei genitori. Per molti purtroppo è anche tempo di ubriachezza e di eccesso d’alcool, e per noi ciò si traduce in aumento esponenziale nel numero dei ricoveri per ferite da machete.
Quest’anno poi a Natale c’è anche lo sciopero della sanità per cui in ospedale non abbiamo neppure trovato il tempo per porre qualche addobbo sui muri e qualche cartellone di augurio.
Dai Buoni Figli però il presepio c’è e c’è anche l’albero di Natale. Quest’anno Sr Joan ha avuto la bella idea di sostituire le palle dell’albero di Natale con le foto dei nostri ragazzi e quelle degli operatori... onestamente è davvero un’idea carina.
Per Natale regaleremo la nuova maglietta di Chaaria a tutti i dipendenti, mentre per i Buoni Figli abbiamo comprato un regalo più sostanzioso. 
Inoltre tutti coloro che lavoreranno il giorno di Natale avranno il pranzo offerto dalla missione, perchè è Natale per tutti, anche per quelli che non possono stare a casa perchè la missione non si può chiudere.
Come sempre, i parenti dei Buoni Figli sono assolutamente assenti e probabilmente solo Mururu avrà la possibilità di fare una scappata a casa. 
Meme invece ha avuto la possibilità di andare in vacanza per due settimane presso una famiglia di amici a Nyahururu.
Il nostro sarà un Natale semplice e lavorativo: la Messa di Mezzanotte in parrocchia ci sarà, ma parteciparvi o meno dipenderà dalle emergenze in ospedale. Avremo la messa in ospedale e poi cercheremo di dare il nostro meglio a tutti quei “poveri Cristi” che non saprebbero dove andare nella loro malattia, in quanto lo sciopero continua. Cercheremo anche di far nascere tanti “Gesù Bambini” nella nostra sala parto. Dai Buoni Figi invece ci sarà una bella Messa di Natale con scambio dei regali alle ore 15 del 24 dicembre... io non so se potrò esserci perchè l’ospedale sarà certamente affollato a quell’ora.
Tantissimi auguri per un santo e gioioso Natale da parte di tutti noi di Chaaria.


Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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