Sono le 3 di notte quando il cercapersone mi sveglia. Inutile
deprimersi: questa è la mia vita e non ci sono altri che possano essere
chiamati al posto mio
“Vieni a vedere una donna che ha convulsioni!”
Penso ad una emergenza medica e spero di tornare a letto
velocemente.
Invece trovo una donna gravida a termine, in preda a
continue convulsioni ed in stato di agitazione psicomotria grave.
La sua
pressione è estremamente elevata a 240/150, ed il suo corpo è generalmente
tutto gonfio.
Cerchiamo di inserirle un catetere e di prepararla per la
sala: vorremmo fare un’esame dell’urina per poter diagnosticare se ci sono
proteine, ma ne ricaviamo solo sangue.
Chiamiamo Jesse all’istante perchè il cesareo di emergenza è
l’unica possibilità di salvare quella donna e forse anche il suo bambino.
Non è
facile svegliare il nostro anestesista; onestamente parlando non lo è mai: è
raro che risponda al telefono al primo colpo, e solitamente bisogna scavalcare
il cancello e bussare violentemente sulla sua porta. Alla quinta telefonata,
proprio quando mi decido a ripetere l’irruzione notturna a casa sua, egli
finalmente risponde e gli dico di venire rapidamente.
Non è possibile preparare la donna per la sala fino
all’arrivo dell’anestesista: siamo in quattro a tenerla, ma lei si contorce
come un serpente nel suo coma agitato.
Poi finalmente Jesse arriva e seda la donna in sala parto
per la necessaria preparazione preoperatoria.
Entriamo quindi in sala, e l’anestesista approfondisce la
sedazione, pregandomi di estrarre il feto molto rapidamente, al fine di evitare
che l’anestetico danneggi le sue funzioni respiratorie.
Il bimbo viene fatto nascere in meno di due minuti, ma le
sue condizioni respiratorie fanno rabbrividire. E’ inoltre molto piccolo, anche
se appare completamente a termine: forse l’ipertensione in gravidanza è durata
per vari mesi ed ha causato una cronica ipossia che ha condannato il piccolo ad
un importante ritardo di crescita.
Purtroppo la mamma non era mai andata per
alcuna visita di controllo prenatale: se lo avesse fatto, forse si sarebbe
potuto sapere in precedenza del suo distubo ipertensivo, e qualcosa si sarebbe
potuto fare per prevenire l’attacco eclamptico.
Rianimiamo il neonato e lo mettiamo in incubatrice, ma in
quell’ambiente protetto sopravvive solo fino a mezzogiorno, ora in cui il suo
corpicino non ce la fa più ed il suo cuoricino smette di battere.
Sono ormai le ore 21 e sono ancora in ospedale. La povera
donna è ancora in vita, ma è tuttora incosciente e quindi non sa di aver perso
il bambino. Anche lei sta lottando tra la vita e la morte a causa delle
convulsioni che facciamo fatica a controllare, e di una pressione arteriosa
tuttora assai elevata, nonostante tutte le nostre terapie.
Sono stanco ed anche un po’ scoraggiato: il cesareo era
certamente l’unica terapia possibile, ma è sempre brutto quando il piccolo non
ce la fa; ora poi stiamo incrociando le dita e sperando di non perdere anche la
mamma.
Poco fa poi se n’è andata in Paradiso anche un’altra
paziente, gravida al settimo mese, che da giorni lottava per sopravvivere ad
uno stato di male epilettico: lei però non era ipertesa, ma una malata di
epilessia da lungo tempo.
Forse la gravidanza l’ha scompensata completamente, e
le nostre medicine non sono riuscite a rimetterla in quadro. Pensare che, con
la morte della donna, abbiamo perso anche il fetino nella sua pancia, mi
riempie di maggior tristezza.
Che mistero sono la gravidanza ed il parto: la donna che
abbiamo operato è madre di altri tre bambini e, quando era stata interrogata al
momento del ricovero (immediatamente prima di cadere in balia delle crisi
epilettiche) ha detto che le altre volte ha sempre partorito benissimo e senza
il benchè minimo problema.
Ha giurato di non essere mai stata ipertesa e poi
subito ha perso coscienza a causa della grave complicazione che chiamiamo
eclampsia o gestosi gravidica. La mamma epilettica invece era ancora lontana
dal parto, e nessuno sa che cosa abbia scatenato le continue crisi che l’hanno
uccisa al settimo mese di gestazione
La gravidanza ed il parto naturale sono naturali e
fisiologici solo per modo di dire: sono naturali quando si ha la fortuna che
vada tutto bene; non ci sono però gestazioni o parti privi di rischi; chi poi pensa
che gestire una multipara sia più semplice che trovarsi di fronte ad una
primipara si sbaglia di grosso. Le complicazioni sono alle porte e non sempre
sei in grado di gestirle, persino in ospedale: ecco perchè ostinatamente
chiediamo alle nostre donne di afferire alla clinica prenatale e di non
partorire a casa.
Fr Beppe Gaido
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