domenica 22 dicembre 2013

In foresta a Tuuru


Per i volontari presenti a Chaaria, oggi abbiamo organizzato una gita nella foresta di Mukululu, dove essi hanno potuto contemplare le meraviglie della natura ed anche la gigantesca opera di ingegneria idraulica realizzata da Fratel Giuseppe Argese della Consolata.

Li ha accompagnati il nostro autista Joseph che è stato anche la loro guida su e giù per i pendii, tra una sorgente, una diga ed i vari cunicoli scavati nella montagna per raccogliere le gocce d'acqua che trasudano dalle radici degli alberi.
Hanno consumato il pranzo al sacco vicino al grande invaso d'acqua che Fratel Agese ha ricavato ai piedi della foresta, e da cui partono le tubazioni che danno acqua a circa 300.000 persone.
E' stato impressionante per loro passare alcune ore in un ambiente naturale così intonso, in cui si possono contemplere alberi alti come le sequoie e felci enormi come quelle preistoriche.
Il pomeriggio invece lo hanno trascorso alla missione cottolenghina di Tuuru, dove sono stati accolti da Sr Adriana che li ha accompagnati in una lunga visita guidata.



Dopo la giornata di svago e di ricarica fisica, con i volontari abbiamo anche condiviso la cena e siamo ora pronti ad affrontare la nuova settimana che ci aspetiamo ancora molto dura.



Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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