venerdì 17 gennaio 2014

Alex the dentist

Alex è ripartito per l'Italia oggi pomeriggio alle ore 14, dopo una intensa maratona odontoiatrica di due settimane.
Lo ringraziamo in modo del tutto particolare per questa sua presenza tra di noi all’inizio di gennaio, perchè si tratta della sua generosa risposta ad un nostro S.O.S., legato al fatto che Mercy doveva assolutamente prendere le ferie in questo periodo per trovare una nuova scuola per la figlia.
Avevamo chiesto a molti dentisti di aiutarci, ma solo Alex ha risposto positivamente.
La sua presenza ci ha comunque permesso di accontentare Mercy (che ha trovato la scuola per la figlia), e di continuare il nostro servizio odontoiatrico.
La presenza di Alex è stata come sempre scoppiettante e simpatica: egli è stato punto di riferimento per tutti gi altri volontari presenti.
Alex è il nostro dentista veterano, che viene a Chaaria regolarmente ormai da 12 anni. A lui ci unisce una forte amicizia ed una sintonia che va al di là del semplice rapporto di volontariato. Sentiamo Alex come un nostro amico. Ecco perchè oggi è stato molto triste salutarlo.



Siamo sicuri che ci rivedremo a Chaaria (solo che i vari problemi della vita non ci lasciano oggi prevedere quando), e siamo altrettanto sicuri che Alex continuerà ad aiutarci molto dall’Italia (sia in Associazione che attraverso il blog).
Mentre ringraziamo lui, il nostro pensiero riconoscente va anche alla moglie Elisa ed alla figlioletta Benedetta che hanno fatto a meno di Alex per tutti questi giorni, affichè egli potesse aiutarci a risolvere il nostro problema in “dental room”.
Ad Alex ed alla sua famiglia promettiamo la nostra riconoscente preghiera.


Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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