giovedì 2 gennaio 2014

Fr. Roberto Trappa

Con sentimenti di commozione e di fraterna vicinanza, la comunità ha oggi salutato Fratel Roberto Trappa che ha lasciato il Kenya diretto in Italia, dove i superiori lo hanno chiamato in vista di un nuovo servizio in un’altra comunità. 
Fr Roberto ci è oggi di grande esempio per il suo spirito di disponibilità e di distacco, che tutti noi ammiriamo.
Come sempre, lasciare una comunità in cui si è lavorato tanto, in cui si è amato e ci si è donati, è davvero molto dura. 
Ecco perchè siamo vicini a Fr Roberto che oggi soffre tanto per il distacco da Chaaria, dove ha servito tutti noi in qualità di superiore locale per tre anni. Lo ricordiamo e lo ringraziamo per la sua disponibilità e la sua affabilità.
Sicuramente Fr Roberto mancherà moltissimo ai volontari, per il suo tratto gentile, per la sua accoglienza calda ed incoraggiante, per i suoi sorrisi ed i suoi saluti in vari momenti della giornata. 
Sappiamo che questo aspetto della sua personalità è stato importantissimo per molti volontari e siamo anche certi che in questo non saremo capaci di sostituirlo.
A Chaaria mancherà anche il suo spirito di unità che lo ha sempre portato a lanciare ponti ed a creare occasioni di fraterno incontro con la comunità delle Suore: certamente Fr Roberto manchrà molto anche a loro.



Gli auguriamo ogni bene per il suo futuro e per tutto quello che la Divina Provvidenza ha in serbo per lui. 
Ci piace oggi citare Manzoni e ripetere a Fr Roberto che “Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per darne loro una più grande e più certa”.
La preghiera e la fraternità ci terrano uniti anche se moltissimi chilometri ci dividerano.
Ripetiamo il nostro grazie per il bell’esempio di disponibilità e di obbedienza ed accompagnamo il rientro in Italia del nostro confratello.


La comunità di Chaaria


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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