mercoledì 1 gennaio 2014

La giornata mondiale per la pace

Oggi chiedo a tutti i lettori del blog di unire le nostre preghiere ed i nostri pensieri per la pace nel mondo. All’inizio dell’anno la Chiesa sempre ci propone di pregare per la pace, ma la pace sembra sempre più lontana.
Come possiamo dimenticare le sofferenze della Siria, ma anche dell’Afghanistan, dell’Iraq e di tante Nazioni Africane che non sanno trovare pace: il mio cuore sente particolarmente il dolore della nuova guerra in Sud Sudan, della guerra civile nella Repubblica Centrafricana, ma anche dell’infinita guerriglia nella Repubblica Democratica del Congo.
Non possiamo fare molto per quelle popolazioni rese sempre più povere dalla violenza, per quei bambini resi orfani dalla guerra, per le tante donne sistematicamente violentate come strategia del terrore per le popolazioni locali... 
Possiamo però pregare e mantenere il nostro cuore aperto a tanta sofferenza che devasta il mondo a causa delle guerre.



Insieme alla nostra preghiera per la pace nel mondo, chiediamo al Signore di renderci sempre costruttori di pace nei nostri contesti di vita: chiediamogli di rifiutare sempre la violenza nei nostri rapporti interpersonali: diciamo di no alla violenza fisica, ma anche a quella verbale, alla calunnia, al gossip, a quei discorsi che minano il buon nome degli altri.
Chiediamo al Signore di essere persone che sanno unire, e non dividere le nostre comunità. Distruggere è un attimo; ricostruire è lunghissimo e difficilissimo. 
L’ho sperimentato anche oggi dopo l’ennesima ferita da machete. Ci ho messo ore a suturare quei tessuti che un marito collerico ha distruttosu entrambe le mani della moglie in un attimo di follia. 
Per non parlare di quel che la lingua può fare: una cattiveria detta maliziosamente in un minuto può segnare il cuore di una persona per tutta la vita; la fiducia distrutta con una calunnia, può addirittura non essere mai più ristabilita... Ecco perchè la Bibbia dice che ne uccide più la lingua che la spada.
All’inizio del 2014 il mio augurio è che mettiamo la pace al primo posto nei nostri pensieri, e che diventiamo operatori di pace ogni giorno della nostra vita.
Qualche volta sarà meglio tacere, invece di esprimere una verità mal detta.
Altre volte sarà meglio cedere, invece di distruggere un rapportointerpersonale in nome dei nostri punti di vista.
A 52 anni mi pare di capire che tante mie verità dette per puntiglio, e tante mie azioni guidate da emotività e rabbia, non hanno costruito nulla, ma hanno invece solo distrutto.
Lo so che i propositi all’inizio del nuovo anno non servono quasi mai a nulla, ma vorrei comunque tentarne uno: essere un costruttore di pace e di unità nei prossimi dodici mesi.
Grazie a tutti coloro che mi aiuteranno in questo cammino, certamente difficile ed irto di difficoltà.
Vorrei camminare costruendo la pace attorno a me, in modo che io possa poi con cuore sincero andare in cappella e chiedere a Dio il dono della pace per le Nazioni.
Ancora tantissimi auguri di uno stupendo 2014.
La foto di oggi vorrebbe essere un po’ un programma per questo cammino di costruzione di pace; e vorrei anche farmi guidare, all’inizio del nuovo anno, dalla preghiera semplice di san Francesco: “ogni uomo semplice porta in cuore un sogno; con amore ed umiltà, potrà costruirlo. Se davvero tu saprai vivere umilmente, più felice tu sarai anche senza niente... Dai e dai, ogni giorno con il tuo sudore, una pietra dopo l’altra, in alto arriverai”.
Questo possa essere il nostro nuovo anno, un anno di pace, di umiltà, di felicità e di impegno.


Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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