B. ha una bellissima
macchina fotografica digitale, di quelle con teleobiettivo. A prenderla in mano
pesa un bel po’.
Lui ha un interesse particolare a fotografare scene di vita in
ospedale. Gli ho detto tante volte che bisogna essere prudenti, quando si
riprendono delle persone, o quando si entra nella loro privacy.
L’ho
raccomandato di informarmi ogni volta che intende far foto sulle folle (per
esempio in sala di attesa, o all’ingresso di un camerone).
Pero’ B. sembra non
tener molto conto di quanto gli dico, finche’ un giorno, nel corridoio
dell’ambulatorio sento dei disordini.
Mi affaccio pensando alla solita diatriba
tra malati, su chi deve passare prima per le visite, ed invece vedo il nostro
amico italiano circondato da uomini vociferanti che quasi lo vogliono
picchiare. Ho il mio bel “da fare”, insieme ai wathcmen per calmare la
sedizione: “Perche’ questo Muzungu ci fa delle foto senza neppure chiedere il
permesso? Dove le porta poi? Cosa se ne fa? Adesso vogliamo essere pagati”.
“Non comportatevi cosi’,
per piacere... Da dove pensate che prendiamo i soldi per sussidiare i prezzi
quasi irrisori di questo ospedale?
Ringraziate invece il Signore che ci siano
dei Bianchi che scattanno delle foto, le fanno vedere agli amici, le proiettano
nelle parrocchie, e poi ci mandano tanti soldini”... mi sono salvato in corner,
ed il gruppetto di rivoltosi si calma; ma tra me penso che abbiano ragione. A
tal proposito mi viene in mente di quando in Italia dovevo cambiare le lenti
dei miei occhiali.
Sono entrato in un negozio di ottica con la prescrizione
dello specialista, e l’ho presentata al bancone. Con mia grande sorpresa, la
gentile signora del negozio mi consegna un bel po’ di fogli da firmare, per la
“privacy”, e mi dice che la devo autorizzare a leggere la ricetta del mio
oculista. “Che scoperta che la puoi leggere... se ho bisogno delle lenti e te
le chiedo, e’ automatico che devi consultare la prescrizione”.
“No, signore, la legge
dice che lei deve firmare il consenso”.
Queste cose mi fanno
pensare che a volte ci siano anni luce tra noi qui a Chaaria e l’Europa; o
semplicemente che forse qualcuno si sente libero di fare qua delle cose che mai
farebbe in patria.
Fr Beppe Gaido
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