giovedì 6 febbraio 2014

Dream in Chaaria

Siamo estremamente grati alla Comunità di Sant’Egidio per essere presenti a Chaaria in questa settimana al fine di comunicare ufficialmente a tutto lo staff dell’ospedale l’intenzione di elevare Chaaria a “Centro Dream”.
Dal 2002 la comunità di Sant’Egidio ha iniziato tale progetto per assicurare anche ai popoli africani l’accesso gratuito alla terapia per l’AIDS e per le sue complicazioni. La comunità opera in 10 Nazioni del Continente Africano ed offre a Chaaria il servizio dei CD4 sin dal 2008.
A partire da gennaio 2014 Chaaria è stata ufficialmente adottata come centro DREAM, e questo ha significato per noi un grandissimo aiuto sia nel campo dello staff per la clinica dedicata all’HIV, sia nel settore della raccolta dati, come in vari altri ambiti (counseling, follow up dei pazienti ambulatoriali, ricerca dei “defaulters” e dei “drop out”, cliniche mobili nei villaggi, test CD4 non più una volta ma due volte al mese, esame della carica virale per tutti i nostri pazienti).



DREAM ci assicurerà anche i reagenti per gli esami di laboratorio necessari nel follow up dei clienti in terapia antiretrovirale, in modo che tutto possa essere gratuito per i portatori di HIV. Inoltre ci doneranno supporto alimentare per le persone malnutrite, oltre che attività di prevenzione e formazione per il personale.
Nel gennaio 2014, con il loro sostegno già abbiamo realizzato una clinica mobile per counseling e test HIV nei villaggi vicini a Chaaria.
E’ intenzione di DREAM di aiutarci a realizzare un laboratorio completo per la diagnostica HIV, che includa pure la possibilità di biologia molecolare.
Con il sostegno di DREAM abbiamo intenzione di incrementare il numero di pazienti da noi seguiti nella clinica HIV (al momento 265 clienti registrati in follow up), e di offrire loro un servizio clinico all’avanguardia, così come sarebbe in Europa o in America del Nord.
Oggi abbiamo avuto l’opportunità di avere Dieter (Farmacista responsabile del Progetto Dream in Africa) e Benjamin (responsabile di DREAM in Kenya) per la lezione del giovedì: essi ci hanno ampiamente esposto che cosa sia il progetto DREAM (D –Drug, R-Resource, E-Enhancement against, A-AIDS  &, M- Malnutrition), e quali i loro sogni per  Chaaria.
Con loro lavoreremo fino a domani sera ed essi saranno nostri graditi ospiti: continueremo nella ricostruzione e nella informatizzazione dei dati relativi ai nostri pazienti a partire dal 2008 (anno in cui ufficialmente inizia la collaborazione DREAM-Cottolengo Mission Hospital), porteremo avanti il difficile lavoro di localizzare coloro che non sono fedeli agli appuntamenti per la terapia antiretrovirale, faremo piani anche per i test e per la distribuzione gratuita delle medicine necessarie per le infezioni opportunistiche.
Piero, terzo esponente di DREAM presente a Chaaria in questi giorni, si occupa invece del collegamento informatico tra la clinica HIV ed il laboratorio.
Non mi sembra vero di essere arrivati a questo punto, quando penso che nel 1998 non avevo neppure la possibilità di fare un test HIV e , se proponevo ai miei infermieri che una certa condizione avrebbe potuto essere AIDS, loro mi rispondevano che quella “roba lì” non esisteva in Africa perchè AIDS significava solo A-American, I-Invention, D- to discourage, S-Sex).
Se penso poi che, tramite la nostra azione di prevenzione della trasmissione materno-infantile, abbiamo ora una prevalenza inferiore al 2% di neonatii positivi tra i nati da madri portatrici del virus, quasi mi commuovo ricordando il passato in cui anche da questo punto di vista era un massacro.
Un’altra cosa che mi commuove è pensare che fino a non molti anni fa una diagnosi di HIV avrebbe significato semplicemente una condanna a morte senza possibilità di terapia, mentre ora gli esami diagnostici e le medicine sono efficaci e gratuiti.
Da parte nostra assicuriamo a Sant’Egidio la massima onestà, l’impegno e la totale dedizione alla causa dell’eradicazione dell’AIDS in Africa.

Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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