martedì 8 aprile 2014

Il nuovo anestesista... Mbaabu


Diamo il benvenuto a Mbaabu che ieri ha ufficialmente iniziato il suo servizio a Chaaria.

Mbaabu è un anestesista di grande esperienza, e per molti anni ha lavorato all'ospedale Sant'Orsola di Matiri. 
Un buon gruppo di volontari di Chaaria già lo conosce e so che tutti sono estremamente contenti dell'acquisto che abbiamo fatto perchè mi dicono che Mbaabu è un'ottima persona, oltre che un anestesista esperto.
Io ancora non lo conosco, ma devo dire che l'impressione avuta nei primi due giorni del nostro lavorare insieme è stata decisamente positiva: in pieno accodo con quanto riferitomi dai volontari che lo conoscono già, ho visto in lui una gentilezza veramente encomiabile verso tutti i malati ed anche verso di me e verso tutti i membri del nostro staff. 
Mbaabu è una persona sempre calma, anche nelle situazioni a volte stressanti e tese della sala operatoria... e questo certamente aiuterà molto il nostro servizio.
Diamo il benvenuto a Mbaabu, e speriamo che egli si troverà bene con noi a Chaaria.



Il secondo anestesista colma una lacuna che si era nuovamente venuta a creare dopo la partenza di Pasqualina: con lui e Jesse in servizio infatti si potranno riprendere turni di anestesia che coprano anche sabato e domenica. I chirurghi italiani non avranno quindi più alcun problema anche in caso di mega-seduta e di interventi in anestesia generale il sabato o la domenica.
Ringraziamo la Divina Provvidenza che ci ha permesso di trovare il nuovo anestesista. Ora continuiamo a pregarla, affichè riusciamo a reperire anche un medico che possa sostituire il Dr Ogembo ed un dentista che possa colmare il vuoto che Mercy lascerà a fine aprile.



Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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