mercoledì 7 maggio 2014

Buon Compleanno


Con sincera fraternità e con tanto affetto siamo vicini a Fr Giancarlo che oggi celebra il suo compleanno.

Gli auguriamo ogni bene e gli assicuriamo di poter vedere altri “cento di questi giorni”.
Sentitamente lo ringraziamo per tutto quello che fa per Chaaria e per i poveri che la nostra missione si impegna a servire tutti i giorni.
Gli siamo grati per il suo umile lavoro “dietro le quinte”, che spesso non si vede, e che è comunque assolutamente necessario perchè tutti nnoi possiamo lavorare con serenità.
Il suo ruolo a Chaaria è come quello dell’ossigeno nell’atmosfera: nessuno ci pensa che c’è e nessuno se ne cura, se non quando magari ci si trova in un ambiente chiuso e senza areazione: allora ci si rende conto di quanto l’ossigeno fosse necessario.
Giancarlo c’è dovunque a Chaaria, ma non lo vedi. Il suo ruolo non appare. Un giorno mi disse: “sapessi quanto è difficile rimotivarsi al servizio verso i poveri quando sei seduto dietro ad una scrivania ed i poveri per cui lavori non li vedi affatto. 
E’ molto più gratificante essere in reparto a sporcarsi le mani!”
Ci credo veramente e comprendo la sofferenza che a volte attanaglia l’anima di chi è stato chiamato ad essere economo e coordinatore del personale.



Sovente a Giancarlo ci dimentichiamo di dire “grazie”, perchè stare tutto il giorno in ufficio a scervellarsi perchè ci siano soldi sufficienti per tirare avanti, oppure alzarsi di notte alle 4 per riparare il cavo elettrico principale prima che la seduta operatoria inizi al mattino, attira certamente di meno l’attenzione e la fantasia, rispetto al lavorare in sala od in reparto.
Gli chiediamo oggi scusa per questa nostra superficialità, e gli esprimiamo la nostra enorme riconoscenza; lo facciamo con tutta la sincerità di cui siamo capaci e con la promessa di una preghiera per lui.

Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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