lunedì 30 giugno 2014

Cecilia è tornata in Italia

Cecilia è un’ostetrica di Varese, alla seconda esperienza a Chaaria. Essa ha vissuto un’esperienza stupenda, così come già aveva fatto la prima volta.

E’ stata una presenza positiva, calda e perfettamente integrata con il nostro personale locale, che la ricordava con affetto sin dalla prima permanenenza tra di noi.
Anche con i Fratelli Cecilia ha avuto un rapporto di sincero affetto e collaborazione.
Come già due anni fa, si è divisa tra sala parto, divisione di maternità e reparto di pediatria.
Cecilia è stata inoltre una presenza importantissima come strumentista in sala operatoria, sia per i cesarei che per interventi ginecologici.
Ha poi spesso aiutato Luciano per le operazioni ortopediche.
La ringraziamo per la dedizione estrema (ha lavorato non-stop pure al sabato ed alla domenica), per la competenza e soprattutto per la gentilezza ed umiltà.



Cecilia è una bella persona nel cuore, e questa sua bontà ha attirato ed affascinato il nostro staff che ha dimostrato sincero rincrescimento per la sua partenza.
Cecilia dice di essere stata una piccola goccia nella marea dei bisogni di Chaaria, ma di lei possiamo davvero dire che è stata una goccia importante, senza la quale non ci sarebbe l’oceano.
Grazie di cuore, Cecilia! Buon lavoro a Varese, e speriamo di poterci presto rivedere ancora a Chaaria... probabilmente nei locali della nuova maternità.
Insieme a Cecilia ringraziamo anche la “Associazione Volontari Mission Cottolengo” che ce l’ha mandata ed inoltre continua a sostenere le spese per i lavori edilizi del nuovo punto nascita di Chaaria.

Fr Beppe e Fr Giancarlo


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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