domenica 10 agosto 2014

I miei ricordi di Fr. Lodovico


Sin da quando entrai in Congregazione nel 1981, la figura di Fr Lodovico è stata centrale nella nostra formazione. Lui era già in Kenya e di lui sentivamo solo parlare. Ci veniva comunque descritto come uno dei pilastri fondamentali della nostra famiglia religiosa; come uno degli artefici della sua approvazione pontificia; come il primo superiore generale, ed anche come la punta di diamante della prima esperienza missionaria in Africa dei Fratelli Cottolenghini. 
Ci veniva inoltre presentato come un grande formatore, sia nell’ambito della vita religiosa che in quello delle arti infermieristiche.
Venivamo quindi a conoscere e ad ammirare una persona coerente e radicale tanto con se stesso quanto nei suoi rapporti con gli altri, una persona totalmente dedita a Dio nella preghiera e nel servizio incondizionato ai poveri. Era per noi certamente un modello da imitare.
 
Conobbi Fr Lodovico personalmente alla fine degli anni ottanta quando venne in Italia per un intervento: allora ero studente di medicina, e, quando andavo a trovarlo in ospedale, lui mi spiegava dei bisogni di salute del Kenya e cercava di infondermi la passione per la missione.
Rientrato in Kenya dopo la guarigione, Fr Lodovico mi aiutò moltissimo per la stesura della mia tesi di laurea sulle “diarree batteriche e parassitarie nei Paesi Toropicali e Subtropicali”, inviandomi materiale e statistiche dal dispensario di Chaaria. 
Per la prima volta venni quindi a conoscenza del numero strabiliante di pazienti che egli riusciva a visitare ogni giorno.
Era il 1996 quando per la prima volta misi piede sul suolo africano. Ci venni inviato come medico per accompagnare Fr Lodovico in Italia: era infatti gravemente malato a causa di un attacco malarico che le medicine del posto non riuscivano a controllare. Facemmo il volo di ritorno insieme e fortunatamente nulla acadde sull’aereo. Fr Lodovico venne ricoverato all’ospedale Cottolengo di Torino e si riprese abbastanza rapidamente, dopo un periodo di convalescenza a Feletto.
Ma “il mal d’Africa” in lui era inguaribile: a lui mancava troppo la sua Chaaria. I superiori compresero e permisero a fr Lodovico di tornare in Kenya.
Il suo rientro avvenne nel 2000, e da allora abbiamo sempre vissuto insieme.
Quando giunsi a Chaaria, il dispensario era ormai diretto da Fr Maurizio, mentre Fr Lodovico si dedicava a tempo pieno ai lavori agricoli nella shamba. La cosa che ricordo di lui da subito è il fatto che al mattino alle 5 era già in cappella a pregare e che dopo la compieta si tratteneva in cappella fino alle 22.
Lavorava tanto nei campi e coordinava i ritmi delle coltivazioni e le attività zootecniche, affidandosi soprattutto alla collaborazione di Taracisio Kiambati e di Amalia Kathure. I Fratelli facevano ai tempi dei turni di servizio in shamba per aiutare Fr Lodovico: Fratel Paul, Fr Dominic, Fr Robert e molti altri lo hanno coadiuvato. Ricordo che spesso mi chiamava per curare delle mucche malate, ma io non sapevo che pesce pigliare. 
Lui allora mi diceva quante compresse somministrare ad una vacca per i vermi e quale fosse la dose di antibiotico per una mastite. Lo ricordo ancora mentre suturava il soppracciglio di un bovino che aveva ricevuto una cornata da un suo simile, mentre io tenevo le distanze di sicurezza ed era abbastanza impaurito.
Nei primi anni del mio lavoro a Chaaria io ero molto disorientato perchè in Italia ero abituato a fronteggiare solo casi di medicina interna e malattie infettive, mentre a Chaaria mi si presentavano le patologie più disparate: spessissimo ho quindi chiamato Fr Lodovico in dispensario per insegnarmi delle cose e darmi dei consigli. In particolare rammento i gessi: è stato lui a regalarmi la tecnica con pazienza e con precisione.
Fr Lodovico è stato sempre molto positivo su tutti gli sviluppi che Chaaria stava prendendo: ha sostenuto l’apertura dell’ospedale, l’inizio della maternità ed il bisogno di sala operatoria.
Pur essendo lui stesso molto fedele alla preghiera, non mi ha mai giudicato quando ero in ritardo a motivo del servizio o per emergenze notturne. Mi confidava spesso: “la comunità deve pregare anche per te che stai su di notte a pregare con il servizio ai malati”.
Nonostante la veneranda età e la sua formazione iniziale a Torino in anni in cui la Vita Religiosa era certamente molto più rigida di oggi, Fr Lodovico ha sempre dimostrato un’apertura mentale che mi ha continuamente stupito: “devi prenderti dei giorni fuori dall’ospedale, altrimenti muori... non bastano poche ore; ci vogliono alcuni giorni di stacco ogni due o tre mesi”.
Negli ultimi tempi, ormai ridotto all’isolamento in camera sua, Fr Lodovico riusciva ancora a dirmi: “non preoccuparti di venire a pregare il Vespro da me. Quando non ci sei a pregare, non devi chiedere scusa, perchè lo so dove sei.”
Fino agli ultimissimo giorni della sua vita ha conservato un’intelligenza acuta ed un grande interesse non solo  per lo sviluppo di Chaaria ma anche per le sorti della Piccola Casa e della Congregazione dei Fratelli.
Posso sinceramente dire che Fr Lodovico mi ha voluto molto bene; credo che nel mio lavoro in ospedale egli vedessi il fruttificare della sua opera in dispensario sia a Tuuru che a Chaaria. Ha creduto fortemente nella continuità tra il “Chaaria Catholic Dispensary” da lui fondato ed il “Cottolengo Mission Hospital”.
In tutta onestà posso affermare che Fr Lodovico non mi ha mai offeso e non mi ha mai fatto del male in tutti questi anni: non ha mai cercato di scoraggiarmi o di dirmi che Chaaria stava diventando un progetto megalomane, autocentrato o ingestibile. Ha creduto fino alla fine al nostro servizio non solo in ospedale ma anche dai Buoni Figli.
Mi commuove il fatto che 15 giorni fa, quando ha sentito che forse la vita gli stava sfuggendo di mano, mi ha chiamato in stanza, e, prima di spiegarmi quello che sentiva, mi ha detto con un ampio sorriso: “ormai il tempo della Festa è arrivato. Vi aspetto tutti là, e vi starò ancor più vicino”.
Nella lettera che mi ha lasciato e che mi ha chiesto di aprire solo dopo il suo ultimo respiro, Fr Lodovico ha scritto, tra le altre cose: “desidero un funerale povero, perchè povero era Gesù sulla croce. Ho già chiesto ai superiori ed ai miei familiari di non venire, per risparmiare i soldi dell’aereo e per impiegare quel denaro per i poveri ed i bisognosi. Voglio un funerale umile e soprattutto desidero di essere sepolto qui con voi: vi ho voluto tanto bene ed ora potrò volervene ancora di più, e stando con voi anche fisicamente nel cimitero di Chaaria, potrò esservi ancor più vicino”.
Sapevamo che Fr Lodovico se ne sarebbe andato, anche se onestamente speravamo che raggiungesse i cent’anni di età. Eravamo coscienti del fatto che lui era stanco della sua vita isolata in camera e che sinceramente desiderava la vita eterna; ma ora che è deceduto, ci manca da impazzire: sentiamo un grande vuoto ed un nodo alla gola. Ci manca un grande punto di riferimento, la sua costante parola di incoraggiamento, la certezza che lui pregava per noi notte e giorno. Ci manca il padre che ci consola ed il modello che tentiamo di imitare.
Fr Lodovico avrebbe voluto un funerale in forma assolutamente privata, “per non disturbare” (diceva lui): questo però non sarà possibile. Rispetteremo i suoi desideri di esequie semplici, senza fiori o spese inutili, ma come impedire alla popolazione di venire?
In diocesi tutti lo venerano come un santo, e certamente aspettiamo molti sacerdoti e suore alla cerimonia. La gente di Chaaria poi lo ama e lo rispetta: “è lui che ha iniziato tutto qui a Chaaria...è il fondatore della missione. Ci ha sempre curati tutti gratuitamente sin da quando eravamo bambini. Quante volte ha medicato le piaghe che affliggevano le mie gambe e non mi ha mai chiesto uno scellino, anzi, al momento del raccolto, ci regalava anche granoturco e fagioli. Quanto lavoro faceva: visitava tutti, dava le medicine personalmente e poi, dalle 3 del pomeriggio in avanti, andava a zappare nel campo fino al tramonto”.
Desiderava un funerale “a porte chiuse”, ma sarà un bagno di folla: un bagno che Fr Lodovico merita pienamente per la sua dedizione, il suo servizio, la sua fedeltà a Dio. Sono certo che, se anche questo particolare aspetto della cerimonia non corrisponde pienamente a quello che lui aveva chiesto, ormai dal Paradiso capirà che non potevamo fermare la gente ed impedire loro di esprimere l’affetto, il rispetto e la venerazione per una persona come lui, che rimarrà unica ed insostituibile nella storia di Chaaria.
Come comunità abbiamo deciso di dedicare a Fr Lodovico il dispensario, che presto di chiamerà: “Brother Lodovico Block”. E’ un piccolo tributo esterno in quella parte storica dell’ospedale che Lodovico ha iniziato personalmente, in cui ha lavorato e sudato e dove ha anche dormito di notte per essere sempre disponibile alle eventuali chiamate dei bisognosi.
“Caro Fr Lodovico, ora che te ne sei andato, ci manchi terribilmente!”
Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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