Sin da quando entrai in Congregazione nel 1981, la figura di
Fr Lodovico è stata centrale nella nostra formazione. Lui era già in Kenya e di
lui sentivamo solo parlare. Ci veniva comunque descritto come uno dei pilastri
fondamentali della nostra famiglia religiosa; come uno degli artefici della sua
approvazione pontificia; come il primo superiore generale, ed anche come la
punta di diamante della prima esperienza missionaria in Africa dei Fratelli
Cottolenghini.
Ci veniva inoltre presentato come un grande formatore, sia
nell’ambito della vita religiosa che in quello delle arti infermieristiche.
Venivamo quindi a conoscere e ad ammirare una persona
coerente e radicale tanto con se stesso quanto nei suoi rapporti con gli altri,
una persona totalmente dedita a Dio nella preghiera e nel servizio
incondizionato ai poveri. Era per noi certamente un modello da imitare.
Conobbi Fr Lodovico personalmente alla fine degli anni ottanta
quando venne in Italia per un intervento: allora ero studente
di medicina, e, quando andavo a trovarlo in ospedale, lui mi spiegava dei
bisogni di salute del Kenya e cercava di infondermi la passione per la
missione.
Rientrato in Kenya dopo la guarigione, Fr Lodovico mi aiutò
moltissimo per la stesura della mia tesi di laurea sulle “diarree batteriche e
parassitarie nei Paesi Toropicali e Subtropicali”, inviandomi materiale e
statistiche dal dispensario di Chaaria.
Per la prima volta venni quindi a
conoscenza del numero strabiliante di pazienti che egli riusciva a visitare
ogni giorno.
Era il 1996 quando per la prima volta misi piede sul suolo
africano. Ci venni inviato come medico per accompagnare Fr Lodovico in Italia:
era infatti gravemente malato a causa di un attacco malarico che le medicine del
posto non riuscivano a controllare. Facemmo il volo di ritorno insieme e
fortunatamente nulla acadde sull’aereo. Fr Lodovico venne ricoverato
all’ospedale Cottolengo di Torino e si riprese abbastanza rapidamente, dopo un
periodo di convalescenza a Feletto.
Ma “il mal d’Africa” in lui era inguaribile: a lui mancava
troppo la sua Chaaria. I superiori compresero e permisero a fr Lodovico di
tornare in Kenya.
Il suo rientro avvenne nel 2000, e da allora abbiamo sempre vissuto
insieme.
Quando giunsi a Chaaria, il dispensario era ormai diretto da
Fr Maurizio, mentre Fr Lodovico si dedicava a tempo pieno ai lavori agricoli
nella shamba. La cosa che ricordo di lui da subito è il fatto che al mattino
alle 5 era già in cappella a pregare e che dopo la compieta si tratteneva in
cappella fino alle 22.
Lavorava tanto nei campi e coordinava i ritmi delle
coltivazioni e le attività zootecniche, affidandosi soprattutto alla
collaborazione di Taracisio Kiambati e di Amalia Kathure. I Fratelli facevano
ai tempi dei turni di servizio in shamba per aiutare Fr Lodovico: Fratel Paul,
Fr Dominic, Fr Robert e molti altri lo hanno coadiuvato. Ricordo che spesso mi
chiamava per curare delle mucche malate, ma io non sapevo che pesce pigliare.
Lui
allora mi diceva quante compresse somministrare ad una vacca per i vermi e
quale fosse la dose di antibiotico per una mastite. Lo ricordo ancora mentre
suturava il soppracciglio di un bovino che aveva ricevuto una cornata da un suo
simile, mentre io tenevo le distanze di sicurezza ed era abbastanza impaurito.
Nei primi anni del mio lavoro a Chaaria io ero molto
disorientato perchè in Italia ero abituato a fronteggiare solo casi di medicina
interna e malattie infettive, mentre a Chaaria mi si presentavano le patologie
più disparate: spessissimo ho quindi chiamato Fr Lodovico in dispensario per
insegnarmi delle cose e darmi dei consigli. In particolare rammento i gessi: è
stato lui a regalarmi la tecnica con pazienza e con precisione.
Fr Lodovico è stato sempre molto positivo su tutti gli
sviluppi che Chaaria stava prendendo: ha sostenuto l’apertura dell’ospedale,
l’inizio della maternità ed il bisogno di sala operatoria.
Pur essendo lui stesso molto fedele alla preghiera, non mi
ha mai giudicato quando ero in ritardo a motivo del servizio o per emergenze
notturne. Mi confidava spesso: “la comunità deve pregare anche per te che stai
su di notte a pregare con il servizio ai malati”.
Nonostante la veneranda età e la sua formazione iniziale a
Torino in anni in cui la Vita Religiosa era certamente molto più rigida di
oggi, Fr Lodovico ha sempre dimostrato un’apertura mentale che mi ha
continuamente stupito: “devi prenderti dei giorni fuori dall’ospedale,
altrimenti muori... non bastano poche ore; ci vogliono alcuni giorni di stacco ogni
due o tre mesi”.
Negli ultimi tempi, ormai ridotto all’isolamento in camera
sua, Fr Lodovico riusciva ancora a dirmi: “non preoccuparti di venire a pregare
il Vespro da me. Quando non ci sei a pregare, non devi chiedere scusa, perchè
lo so dove sei.”
Fino agli ultimissimo giorni della sua vita ha conservato
un’intelligenza acuta ed un grande interesse non solo per lo sviluppo di Chaaria ma anche per le
sorti della Piccola Casa e della Congregazione dei Fratelli.
Posso sinceramente dire che Fr Lodovico mi ha voluto molto
bene; credo che nel mio lavoro in ospedale egli vedessi il fruttificare della
sua opera in dispensario sia a Tuuru che a Chaaria. Ha creduto fortemente nella
continuità tra il “Chaaria Catholic Dispensary” da lui fondato ed il “Cottolengo
Mission Hospital”.
In tutta onestà posso affermare che Fr Lodovico non mi ha
mai offeso e non mi ha mai fatto del male in tutti questi anni: non ha mai
cercato di scoraggiarmi o di dirmi che Chaaria stava diventando un progetto megalomane,
autocentrato o ingestibile. Ha creduto fino alla fine al nostro servizio non
solo in ospedale ma anche dai Buoni Figli.
Mi commuove il fatto che 15 giorni fa, quando ha sentito che
forse la vita gli stava sfuggendo di mano, mi ha chiamato in stanza, e, prima
di spiegarmi quello che sentiva, mi ha detto con un ampio sorriso: “ormai il
tempo della Festa è arrivato. Vi aspetto tutti là, e vi starò ancor più
vicino”.
Nella lettera che mi ha lasciato e che mi ha chiesto di
aprire solo dopo il suo ultimo respiro, Fr Lodovico ha scritto, tra le altre
cose: “desidero un funerale povero, perchè povero era Gesù sulla croce. Ho già
chiesto ai superiori ed ai miei familiari di non venire, per risparmiare i
soldi dell’aereo e per impiegare quel denaro per i poveri ed i bisognosi. Voglio
un funerale umile e soprattutto desidero di essere sepolto qui con voi: vi ho
voluto tanto bene ed ora potrò volervene ancora di più, e stando con voi anche fisicamente
nel cimitero di Chaaria, potrò esservi ancor più vicino”.
Sapevamo che Fr Lodovico se ne sarebbe andato, anche se
onestamente speravamo che raggiungesse i cent’anni di età. Eravamo coscienti
del fatto che lui era stanco della sua vita isolata in camera e che
sinceramente desiderava la vita eterna; ma ora che è deceduto, ci manca da impazzire:
sentiamo un grande vuoto ed un nodo alla gola. Ci manca un grande punto di
riferimento, la sua costante parola di incoraggiamento, la certezza che lui
pregava per noi notte e giorno. Ci manca il padre che ci consola ed il modello che
tentiamo di imitare.
Fr Lodovico avrebbe voluto un funerale in forma
assolutamente privata, “per non disturbare” (diceva lui): questo però non sarà
possibile. Rispetteremo i suoi desideri di esequie semplici, senza fiori o
spese inutili, ma come impedire alla popolazione di venire?
In diocesi tutti lo venerano come un santo, e certamente
aspettiamo molti sacerdoti e suore alla cerimonia. La gente di Chaaria poi lo ama
e lo rispetta: “è lui che ha iniziato tutto qui a Chaaria...è il fondatore
della missione. Ci ha sempre curati tutti gratuitamente sin da quando eravamo
bambini. Quante volte ha medicato le piaghe che affliggevano le mie gambe e non
mi ha mai chiesto uno scellino, anzi, al momento del raccolto, ci regalava
anche granoturco e fagioli. Quanto lavoro faceva: visitava tutti, dava le
medicine personalmente e poi, dalle 3 del pomeriggio in avanti, andava a
zappare nel campo fino al tramonto”.
Desiderava un funerale “a porte chiuse”, ma sarà un bagno di
folla: un bagno che Fr Lodovico merita pienamente per la sua dedizione, il suo
servizio, la sua fedeltà a Dio. Sono certo che, se anche questo particolare aspetto
della cerimonia non corrisponde pienamente a quello che lui aveva chiesto,
ormai dal Paradiso capirà che non potevamo fermare la gente ed impedire loro di
esprimere l’affetto, il rispetto e la venerazione per una persona come lui, che
rimarrà unica ed insostituibile nella storia di Chaaria.
Come comunità abbiamo deciso di dedicare a Fr Lodovico il
dispensario, che presto di chiamerà: “Brother Lodovico Block”. E’ un piccolo
tributo esterno in quella parte storica dell’ospedale che Lodovico ha iniziato
personalmente, in cui ha lavorato e sudato e dove ha anche dormito di notte per
essere sempre disponibile alle eventuali chiamate dei bisognosi.
“Caro Fr Lodovico, ora che te ne sei andato, ci manchi
terribilmente!”
Fr Beppe Gaido
Nessun commento:
Posta un commento