lunedì 11 agosto 2014

Lodovico: un autentico "fratello" per me!


Difficile esprimere i miei sentimenti in questo momento in cui il dolore per la perdita di Fratel Lodovico, necessariamente si confonde alla gioia di averlo conosciuto e alla consapevolezza che dopo una lunga vita ha ottenuto il riposo eterno. 
Non nascondo che in questi primi giorni è il dolore a prevalere, fin da venerdì mattina quando Fratel Lodovico è spirato fra le mie mani. 
Un evento che aspettavamo, che sapevamo che lui desiderava, ma che in quel momento mi ha commosso profondamente e mi ha immediatamente dato un senso di grande solitudine. Provo a condividere alcuni ricordi dettatti dall’emozione di questo momento.
Ho incontrato Fratel Lodovico la prima volta nel luglio del 2007 quando sono giunto a Chaaria. Mi ricordo la mia “soggezione” e il mio rivolgermi a lui con il “lei”, ricordo anche il suo perentorio ordine di dagli del tu, perchè anche se anziano mi disse che eravamo fratelli. Ecco, Lodovico fin dall’inizio è stato un Fratello per me. 

Il nostro rapporto si è costruito pian piano nel tempo, ma su questa base di essere fratelli. Da subito mi ha colpito la sua grande apertura mentale, il suo constante interessamento per la missione, per la nostra comunità, per la congregazione e per la Piccola Casa. A lui devo molto. Proprio come un fratello, Lodovico è stato capace di amarmi, accettarmi per quello che sono e non mi ha mai fatto mancare il suo aiuto e la sua vicinanza nei momenti più difficili. 
Ricordo con quanto entusiasmo mi ha sempre incoraggiato ad accettare le varie responsabilità che negli anni mi sono state affidate. Ricordo con quanta delicatezza non mi ha mai fatto mancare il suo consiglio, ma mai ha imposto la sua opinione. Mi diceva che se avevo certe responsabilità era bene sentire il parere degli altri, ma alla fine ero io che dovevo decidere. Quante volte gli ho detto che lui era arrivato in Kenya qualche anno prima che io nascessi! Ma, per lui questo non contava, il suo rispetto per i ruoli era la più grande prova di umiltà che ci ha dato. Ricordo con quanta attenzione ogni anno leggeva il bilancio e la relazione economica della missione e sempre mi scriveva un suo commento, ponendo domande. Sono sicuro che fra tutti quelli che leggevano questi documenti, Fratel Lodovico era il più attento ed aveva una capacità straordinaria a “leggere” cosa ci stava dietro a quei aridi numeri. Ricordo quando parlavamo dei progetti di ampliamento dell’ospedale, sempre si faceva portare i disegni e ne discutevamo insieme. 
La sua attenzione per la missione si estendeva a tutti gli ambiti: ospedale, buoni figli, comunità religiose, volontari, manutenzione ed ovviamente la sua amata shamba. Ricordo che quando assunsi la responsabilità della shamba, Fratel Lodovico mi scrisse un quaderno di consigli. Ricordo anche la sua soddisfazione quando iniziammo a mettere in pratica i suoi consigli sul bananeto. 
Ma, la cosa che mi mancherà di più è la sua attenzione personale ad ognuno di noi! Quante volte Lodovico mi ha consolato! Posso dire che Lodovico in questi anni è stato capace di capire il mio carattere introverso e a leggere dietro le apparenze. Quante volte mi ha detto che capiva la mia situzione: un servizio dietro le quinte, il dovere prendere decisioni a volte non condivise da tutti, la mancanza del contatto diretto con i poveri. Lodovico mi ha sempre aiutato ad andare avanti. Ricordo in particolare una volta in cui condivisi con lui la mia frustrazione per essere stato frainteso. Lodovico mi disse che anche se molti pensavano che avevo un carattere duro, lui sapeva quanta sofferenza c’era dietro certe decisioni e mi spronò ad andare avanti. 
Quante volte mi ha detto di guardare al futuro, di pensare al bene complessivo della missione. Spesso mi diceva che potare un ramo secco era la miglior cura per l’albero che stava crescendo. Le nostre chiacchierate erano un appuntamento fisso. Se mancavo all’appuntamento, Lodovico mi mandava con discrezione un biglietto chiedendomi se ero troppo preso dal servizio o se c’era qualcosa che mi preoccupava particolarmente. A lui non ho mai potuto nascondere nulla! A volte non volevo affliggerlo con i miei problemi, ma sempre Lodovico con discrezione mi diceva che vedeva che c’era qualcosa che mi impensieriva e che avrebbe pregato per me. Da ultimo voglio ricordare la sua attenzione e vicinanza per la mia famiglia. Sapeva le condizioni di salute di mia madre prima e di mio padre poi e sempre, fino all’ultimo, mi ha assicurato la sua preghiera per loro.
Fratel Lodovico mi mancherà molto, sinceramente mi manca già.
Ho avuto la grazia di conoscerlo. Ho avuto la grazia di essere amato come un fratello da lui. Ho avuto la grazia di assistere alla sua morte, la morte di un santo!
Fratel Giancarlo

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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