venerdì 5 settembre 2014

La nuova maternità

I lavori procedono speditamente. Al momento i muratori stanno fissando le porte interne, le piastrelle ai muri, la plafoniera plastificata come soffitto. Inoltre, anche se le foto le ho scattate poco prima, in pomeriggio hanno iniziato a tinteggiare i muri. 
L’impianto elettrico poi è praticamente ultimato: per questo ci siamo affidati al nostro tecnico Antony.
Considerando la celerità della costruzione fino ad oggi, pensiamo che non ci metteremo molto a finirla, anche se poi ci vorrà un po’ di tempo per arredarla e fornirla di tutte le attrezzature necessarie (molte delle quali già pagate dalla generosità dei benefattori).
La nuova “maternity” prevede una bella sala parto di circa 6 metri quadrati, una stanza “ante-natal” per le donne in travaglio ed una camera “post-natal” per le puerpere. 
Ci sarà anche un piccolo ambulatorio dove le nuove pazienti saranno visitate prima del ricovero: per il passato esse venivano visitate direttamente in sala parto, ed a volte dovevano aspettare per delle ore in corridoio, se i lettini erano occupati da altre donne in travaglio.
E’ anche previsto il “nido” per l’assistenza dei bambini pretermine e per quelli con necessità di incubatrice: anche le incubatrici sono state donate dai benefattori di Chaaria.








Inoltre ci sarà un corridoio di comunicazione tra le varie camere.
Naturalmente ci saranno i servizi igienici e le docce interne, mentre appena al di fuori della sala parto ci sarà la cosiddetta “sluce” (una unità di primo lavaggio e decontaminzaione degli strumenti e della biancheria).
Prevediamo di attrezzare la nuova maternità con un sistema indipendente di batterie e pannelli solari, da usare quando manca la luce. 
Abbiamo gia’ predisposto che la nuova maternita’ sia connessa al generatore della nuova sala operatoria. Infatti, quando la struttura sarà funzionante anche di notte useremo la sala nuova per i cesarei, abbandonando (non senza una punta di nostalgia) la vecchia ed angusta saletta storica.
Come avrete compreso da quanto scritto sopra, nella nuova maternità non è prevista una sala operatoria per i cesarei, ma la vicinanza con il blocco chirurgico renderà il trasporto in sala molto rapido e semplice sia di notte che di giorno.
Il nostro cuore è pieno di gioia e di responsabilità: sentiamo una riconoscenza grandissima per l’Associazione Volontari Mission Cottolengo, per l’Associazione “For a Smile” e per tutti coloro che, nell’anonimato tipicamente evangelico, hanno contribuito al finanziamento del nuovo progetto sia con l’sms solidale che con donazioni di varia entità.
Siamo riconoscenti anche a tutti coloro che hanno letto e diffuso il libro “AD UN PASSO DAL CUORE”, in quanto di diritti d’autore miei e di Mariapia vanno proprio per la costruzione della maternità che dalle foto vedete sorgere e giungere pian piano a completamento.
Un grazie infinito a Fr Giacarlo che porta il peso maggiore nel seguire i lavori di costruzione.
Chaaria cresce lentamente ma in modo continuativo; è un dato di fatto e lo si può scorgere chiaramente con gli occhi e con il cuore: chi ritorna a Chaaria anche solo dopo un anno di assenza, vede le cose molto cambiate, cresciute, moltiplicate... e questo soprattutto grazie all’impegno di tantissimi benefattori a cui siamo estremamente grati ed a cui promettiamo la nostra preghiera povera ma sincera.
Un pensiero di riconoscenza sincera va anche alla “Associazioni Volontari Sardi Karibu Africa” che sta raccogliendo i fondi per l’ambulanza della nuova maternità, con la quale potremo andare a prendere le donne bisognose di cesareo anche in strutture sprovviste sia di sala operatoria che di mezzo di trasporto.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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