sabato 13 settembre 2014

Nuovi progetti edilizi a Chaaria


Il vecchio bocco di servizi igienici dell’ospedale è stato costruito nel 2000, usando la tecnica della “pit latrine”: si tratta cioè del sistema tipico usato anche dalle famiglie, e costituito da una profonda fossa a perdere su cui si pone un lastrone di cemento con delle buche tipo “turca” come gabinetti. La fossa comune è dotata di un alto sfiato (un camino molto alto) che dovrebbe servire per incanalare i gas di fermentazione che si formano al di sopra degli escrementi, e quindi prevenire gli odori.
La costruzione dei servizi è divisa in due parti: quella anteriore ed antistante il reparto di pediatria contine 8 “turche” (usate per lo più dai degenti della pediatria e della maternità), mentre quella posteriore contiene due docce ed un lavandino per lavare la biancheria.



Nel 2000 la collocazione scelta per la costruzione  dei gabinetti era in effetti sul perimetro dell’ospedale, in quanto noi pensavamo che il blocco attualmente adibito a pediatria e maternità ci sarebbe bastato per tutte le nostre esigenza di ricovero. Dietro i servizi igienici era tutto campo coltivato.
Poi l’ospedale è cresciuto come un fungo, senza un piano regolatore, ma seguendo di volta in volta le esigenze di servizio e la disponibilità di spazio; inoltre, i pazienti sono continuamente aumentati ed i servizi igienici, dapprima periferici, sono venuti a trovarsi esattamente al centro dei reparti di degenza: allo stato attuale dello sviluppo di Chaaria infatti, di fronte ai gabinetti abbiamo la pediatria; dietro invece sorge il reparto di medicina generale,  mentre dal lato verso la strada sta crescendo la nuova maternità.
Da non sottovalutare è poi il fatto che la crescita esponenziale di utenti ha creato un nuovo problema che non avevamo all’inizio, e cioè il fatto che la piccola ciminiera non riesce a far sfiatare tutti gli odori, e quindi abbiamo sovente uno sgradevole “profumo di umanità” proprio al centro dell’ospedale. A questo problema si aggiunge il fatto che, per la stessa ragione sopra esposta, prima o poi quella fossa comune si riempirà completamente.
Stiamo quindi studiando alcune ipotesi per costruire nuovi servizi igienici per la pediatria in una collocazione diversa da quella attuale.
Nell’area al presente occupata dai gabinetti, potremmo ricavare dei locali da utilizzare in modo più razionale, data l’estrema centralità della zona: una delle ipotesi potrebbe essere quella di collocare lì gli uffici di ricovero dei pazienti... ma per adesso solo solo idee, e non abbiamo ancora deciso nulla di certo.
Un altro progetto di lavoro, anch’esso legato allo scarico delle acque nere, è quello della realizzazione di nuove fosse biologiche che dreneranno in pratica tutta la parte bassa dell’ospedale (verso la strada): i vecchi pozzi neri risalgono ancora agli inizi del dispensario di Fr Lodovico, e non ce la fanno quasi più. Il piano sarebbe quello di costruire le nuove fosse biologiche abbastanza lontano dalle costruzioni dell’ospedale, nella parte di bananeto attigua al mortuario.
Può far sorridere se parliamo di gabinetti e fogne, ma si tratta in realtà di lavori estremamente necessari, seppur meno appariscenti di un nuovo reparto di maternità o di una sala operatoria.
Anche su questo contiamo sull’insostituibile sostegno economico della “Associazione Volontari Missioni Cottolengo”, ed anticipatamente ringraziamo tutti i suoi membri per i fondi che raccoglieranno anche per questi nuovi progetti edilizi tanto necessari al buon funzionamento dell’ospedale.

Fr Beppe e Fr Giancarlo

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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