giovedì 16 ottobre 2014

Violentata

Lo stupro sempre rappresenta un momento inquietante nella vita del nostro ospedale; non importa se la vittima è una bambina od una donna adulta. 
Lo stupro è in sè raccapricciante. Ogni volta che visito e mi prendo cura di una vittima di questo crimine maschilista, mi vergogno di essere un uomo e vorrei quasi chiedere perdono io stesso a quella donna per quello che i maschi riescono a fare nella loro brutalità.
L’ultimo caso che mi è capitato tra le mani è quello di una poveretta letteralmente massacrata dal marito.
L’abbiamo ricoverata di notte in condizioni gravissime: era incosciente quando è stata portata in ospedale da dei vicini di casa. Gli accompagnatori non sapevano molto dell’accaduto: l’unica cosa che davano per certa era che era stato il marito a ridurla così.
La donna aveva multipli ematomi sulla testa ed un tremendo “occhio nero”. C’erano segni di percosse su entrambi gli zigomi ed i suoi denti incisivi erano spezzati.
Abbiamo notato una larga ferita lacero-contusa sul braccio destro, ma fortunatamente non abbiamo riscontrato frattura dell’omero. Con nostra sorpresa abbiamo poi notato che la donna non aveva la mano sinistra a causa di una pregressa amputazione: un uomo del genere, che infierisce su una donna prima di una mano, è ancora più vigliacco.



Da ultimo abbiamo diagnosticato multiple lacerazioni genitali, abbondantemente sanguinanti.
Dai pochi elementi che siamo riusciti a raccogliere dai vicini, pare che il marito abbia percosso selvaggiamente la moglie con un bastone. Probabilmente la poveretta è poi stata stuprata con lo stesso strumento quando già in stato di semi-incoscienza: le ferite che ho visto infatti erano quasi certamente causate da un legno o qualcosa del genere.
Dopo il “pronto soccorso sulle lesioni sanguinanti” e dopo aver escluso fratture, ci siamo concentrati sullo stato di coscienza: la paziente era in coma ed era particolarmente agitata. Si trattava di sedarla, di prevenire le possibili convulsioni e di ridurre il probabile edema cerebrale.
Abbiamo usato tutti i farmaci a nostra disposizione, dopo che, per pura fortuna, siamo riusciti ad incannularle la giugulare, visto che non c’era verso di trovare una vena in quelle braccia tutte gonfie.
L’indomani l’abbiamo trasportata a Meru per la TAC cerebrale; siamo andati in ambulanza, con paziente ancora agitata e completamente incosciente: fortunatamente l’esame radiologico non ha riscontrato alcuna emorragia interna, ma solo una commozione cerebrale.
Inoltre la TAC ha anche escluso fratture della base cranica e del massiccio facciale: mi sento quasi male a dirlo, ma penso che la donna sia stata ancora fortunata, perchè con quel bastone il marito avrebbe potuto fracassarle la testa e la faccia nel senso letterale del termine.
Le condizioni mentali sono rimaste stazionarie con malata confusa ed agitata per alcuni giorni.
Da ieri però la donna è più calma ed ha iniziato a mangiare da sola; è ancora disorientata, ma pare che lo stato di coscienza stia migliorando: probabilmente la sua situazione psichica era in gran parte legata allo shock emotivo, pur non negando l’innegabile contributo della commozione cerebrale.
Ora vedremo cosa fare per i denti: toglieremo tutte le radici, ma purtroppo a Chaaria non saremo in grado di farle delle protesi.
Le ferite fisiche di questa donna certo pian piano guariranno, anche se rimarrà quasi certamente sdentata; ma non so come riuscirà a superate il danno psicologico che il marito le ha inferto con questo stupro efferato.


Fr Beppe Gaido


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....