Chi conosce un
po’ la vita di San giuseppe Cottolengo, può ricordare molti episodi in cui il
Santo toccava con mano l’intervento della Divina Provvidenza: a volte succedeva
che la suora della cucina venisse a dirgli che non c’era nulla da cucinare per
i ricoverati; il Cottolengo rimaneva però fiducioso... ed un carro di viveri
arrivava prima dell’ora del pranzo. sabato 8 novembre 2014
Come ai tempi del nostro Santo
Chi conosce un
po’ la vita di San giuseppe Cottolengo, può ricordare molti episodi in cui il
Santo toccava con mano l’intervento della Divina Provvidenza: a volte succedeva
che la suora della cucina venisse a dirgli che non c’era nulla da cucinare per
i ricoverati; il Cottolengo rimaneva però fiducioso... ed un carro di viveri
arrivava prima dell’ora del pranzo. Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.
Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.
Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.
Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.
Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.
E poi, andare dove?
Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.
Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.
Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.
Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.
Questo è quello che facciamo, ogni giorno.
Fratel Beppe Gaido
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