giovedì 2 aprile 2015

Le dolci parole di Giorgia

Carissimo Beppe,
non c’è giorno che passa senza che il mio pensiero non sia rivolto a Chaaria; spesso guardo l’ora e immagino… che cosa staranno facendo i miei Amici in quest’istante? E mi mancate, mi mancate veramente tanto!
I pensieri tutti non ti abbandonano, neanche quando rientri nel tuo Paese…
Mi sono dovuta reimmergere in questa quotidianità frenetica che spesso mi sovrasta; ma poi c’è l’Africa … c’è Chaaria … che non mi lascia dormire ma che non mi stanca, dove regna una grande povertà ma fatta di Amore, di Rispetto, di Compassione, di Umiltà e di Umanità verso l’Altro.
Mi dico sempre che un giorno solo a Chaaria ti insegna quello che una vita intera non potrà mai insegnarti: dignità e rispetto sempre e comunque verso il Prossimo!
Lo so che a volte è dura, ma non mollare, Beppe, me lo hai insegnato tu… i poveri prima di tutto!
Sono testimone del vostro impegno assoluto e massima dedizione a lavoro e ai poveri. ho sperimentato di persona che l’ospedale funziona e funziona bene, è sempre superaffollato perché a nessuno viene chiusa la porta in faccia.
Voi ce la mettete tutta e cercate di dare il massimo sempre.


E’ bello quando ci dai buone notizie circa i nostri pazienti operati!
E ora ti lascio, c’è il tuo libro che mi aspetta per la quinta volta... ma di ritorno da Chaaria è d’obbligo
Ti voglio bene! A presto!
Ti auguro di cuore una Serena Pasqua.
Vicini nella preghiera sempre.

Giorgia



Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....