Il fine settimana è stato
assai duro e con molte emergenze.
La cosa che più mi ha
stressato non è comunque il superlavoro a cui sono abituato, ma le conseguenze
che sono derivate dalle mie scelte.
D’altra parte nessuno può
decidere al posto mio e purtroppo non ho primari a cui chiedere consiglio...su
questo aspetto sono veramente solo!
Sabato pomeriggio abbiamo
ricevuto due persone anziane, entrambe con occlusione intestinale: il primo era
stato ricoverato in un’altra struttura dove avevano tentato di risolvere la sua
situazione con terapia medica, ma non erano riusciti a concludere nulla; il suo
addome era teso come un tamburo e lui aveva molto male.
Dopo essermi sincerato
della diagnosi, ho deciso per l’approccio chirurgico: purtroppo però c’è stato
arresto cardiocircolatorio subito dopo l’induzione dell’anestesia generale. Io
quindi non ho neppure preso il bisturi in mano, ed ho cercato invano di aiutare
l’anestesista nelle manovre di rianimazione. Il paziente alla fine è morto
nonostante tutti i nostri sforzi. E’ stato duro accettare quanto era successo,
perchè certamente egli era occluso, ma parlava ed era relativamente stabile
prima dell’intervento. Ora non c’era più. Sarebbe stato meglio non pensare
all’intervento?
Sotto l’onda emotiva di
quello che mi era appena successo, davanti all’improcrastinabile decisione da
prendere per il secondo malato, ho pensato di stabilizzarlo prima con liquidi
in vena e con antibiotici e di dilazionare la decisione sull’eventuale
operazione a quando il paziente fosse stato in condizioni migliori: anche lui
era anziano ed instabile, e temevo che l’anestesia potesse fargli lo stesso “scherzo”!
Con mia sorpresa però, dopo circa cinque ore, gli infermieri mi hanno chiamato
a constatarne il decesso. Avrei dovuto operarlo nonostante le condizioni
precarie? Avrei avuto anche solo una possibilità di salvarlo?
L’altro caso brutto mi è
capitato in maternità: da venerdì avevo in reparto una donna con tre pregressi
cesarei, adesso gravida a 32 settimane.
Ho fatto l’eco ed ho confermato che il
bambino era piccolo, certamente al di sotto dei 2 chilogrammi. Temevo che la
prematurità avrebbe causato anche insufficienza respiratoria da immaturità
polmonare. D’accordo con la mamma avevo deciso di fermare le contrazioni con
farmaci e di tentare di arrivare ad un’età gestazionale più favorevole per un
cesareo elettivo.
Sabato, notando che ancora c’erano le doglie, seppur ridotte,
le ho proposto comunque il cesareo e le ho detto che avremmo tenuto il bimbo pretermine
in incubatrice cercando di fare del nostro meglio per aiutarlo a sopravvivere.
La donna però non ne ha voluto sapere ed ha detto che al momento le contrazioni
erano diminuite e lei avrebbe preferito attendere la fine della gestazione.
Domenica mattina mi han chiamato in maternità perchè la stessa paziente aveva
un’importante emorragia antepartum. Ho fatto quindi il cesareo d’urgenza ma
purtroppo era troppo tardi: c’era una terrificante rottura d’utero, la rottura
della vescica... ed il feto era morto. Sono riuscito a riparare i danni agli
organi coinvolti ed a salvare la vita della mamma che ora sta pian piano
migliorando... ma il bimbo lo abbiamo perso.
E se avessi deciso venerdì per il
cesareo elettivo, considerendo i tre pregressi cesarei e senza preoccuparmi
troppo del fatto che il piccolo fosse pretermine? Sarebbe vivo ora il bimbo se
avessi deciso diversamente?
Ecco quanto mi è capitato
nel fine settimana.
Certo che ho anche preso
tante decisioni giuste, certo che ci sono stati anche interventi riusciti,
bambini nati bene, malati guariti...ma queste decisioni “controverse” mi pesano
molto sul cuore ed occupano gran parte dei miei pensieri e dei miei incubi
notturni. Sempre tendo a dimenticare i successi ed a fissarmi su quanto va
male. Credo che sia profondamente umano!
Essere sempre solo a
decidere è comunque uno degli aspetti più difficili della mia vita a Chaaria.
Fr Beppe Gaido
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