A volte a Chaaria
approdano ragazzi smilzi e coperti di pochi stracci. Hanno il volto emaciato e
la pelle disidratata; camminano scalzi o con sandali ricavati da copertoni
usati. Rincorrono pochi bovini denutriti come i loro mandriani; uomini e bestie
camminano per strada e non sai bene dove vadano.
Vengono normalmente da
molto lontano. Se domandi loro da dove, ti indicano nomi esotici di villaggi
mai sentiti: sono i nomadi di necessità, i nomandi della povertà e della
siccità; quelli che non migrano per motivi culturali trasmessi da millenni di
padre in figlio, ma lo fanno solo quando nella loro zona non c’è più acqua ed i
pascoli si seccano.
Camminano per giorni e
giorni, ed infine arrivano qui da noi perchè siamo vicini al monte Kenya ed i
nostri torrenti sono permanenti: aveve corsi d’acqua che non si prosciugano
nella stagione secca, porta certamente a pascoli e coltivazioni anche quando
c’è siccità.
Loro che sono poveri e
“stranieri” qui a Chaaria non invadono i campi privati, ma seguono il corso dei
torrenti e fanno pascolare le mucche sulle loro sponde verdeggianti.
Qualche volta passano di
casa in casa a chiedere del cibo per se stessi, e normalmente la gente semplice
non li manda mai via a mani vuote, ma condivide sempre un po’ di riso, qualche
fagiolo ed un po’ di polenta.
Altre volte invece,
soprattutto al culmine della stagione secca, a Chaaria vedi arrivare gruppi di
uomini vestiti alla bell’e meglio; non hanno automobili e neppure biciclette;
non hanno mandrie da far pascolare; anch’essi parlano un linguaggio che non è
kimeru ed intuisci che devono aver camminato per tantissimi chilometri.
Arrivano carichi di cesti
di vimini di varie dimensioni che essi accatastano con precisione l’uno dentro
l’altro, come se fossero bamboline russe; hanno anche dei borsoni in cui puoi
vedere grandi mestoli di legno, di forma un po’ strana in quanto servono
soprattutto a rimescolare la polenta nei grossi pentoloni.
Camminano giorni per
arrivare da noi; spendono la notte ospiti di famiglie buone che ancora credono
chè l’ospitalità verso il povero è un atto di carità cristiana.
Essi arrivano fin qui
perchè da noi c’è l’acqua nei torrenti, e dove c’è l’acqua c’è sempre
possibilità di raccolto e di qualche soldo in tasca per poter acquistare i loro
prodotti.
E’ strano sentirsi in una
zona comparativamente benestante, una zona scelta dalle popolazioni delle terre
aride per venire a domandare aiuto, per avere un po’ di elemosina, od anche
semplicemente per trovare pascolo.
Fr Beppe
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