A Torino c’è
l’ostensione della sindone.
E’ strano, ma in
tutta la mia vita la sindone sono riuscito a vederla una volta sola, pur
abitando a soli 30 chilometri da Torino.
Nel 1978, quando
ci fu la prima ostensione che io mi possa ricordare, ero ancora in una fase
della mia vita in cui la religione non era proprio all’apice dei miei
interessi... e quindi non ci ero andato, seppure mia sorella avesse insistito
tanto.
Poi venne la mia
“conversione”, ed iniziai ad interessarmi alla sindone, a studiarla, a leggere
tutto quello che mi capitava sotto gli occhi.
Ma poi, alle
ostensioni successive, ero sempre all’estero, e solo nel 2010 ho finalmente
avuto l’occasione di contemplarla direttamente nel silenzio e nella penombra
del duomo di Torino: un’emozione unica, devo dire!
Anche quest’anno
non riuscirò a vedere la sindone esposta, ma essa rimane per me un’occasione di
riflessione e meditazione.
C’è chi non ci
crede affatto e pensa che essa sia un artefatto medioevale, poggiando il
proprio agnosticismo sulla prova del carbonio 14.
Altri però ci
credono e ne sono profondamente affascinati: inutile dire che io sono uno di
questi.
Ma che cos’è la
sindone in fin dei conti?
Per molti è
un’occasione unica di poter intravvedere quel Gesù in cui essi credono
profondamente; è un segno visibile della sua persona, di come Lui poteva
apparire durante la sua vita terrena, dei suoi tormenti sulla croce. E’ quasi
una fotografia di Gesù, uno scatto che ci permette di dire a noi stessi: io però
l’ho visto davvero il Salvatore in cui credo, ho visto il segno che i chiodi
hanno lasciato nella sua carne; ho visto il rivoletto di sangue a forma di 3
che scende dal suo capo coperto di spine, e la ferita della lancia nel suo
costato.
La sindone poi
(per chi ci crede) è anche la testimonianza di una forza straordinaria, di
qualche evento soprannaturale che ha impresso le sembianze del Cristo sul
tessuto del sudario: in pratica quindi la sindone è anche la testimonianza
concreta di quel miracolo eccezionale, di quella energia soprannaturale che ha permesso
a Gesù di risorgere dai morti (naturalmente per chi ci crede).
Più volte ho
pensato che la sindone è quindi niente di più che un richiamo ad una presenza
di Gesù, alla sua vita, morte e risurrezione.
Da questo punto
di vista mi viene da pensare che anche a Chaaria abbiamo la sindone; abbiamo cioè
dei luoghi forti in cui la presenza di Gesù e la sua persona si rendono visibili
e direi toccabili: parlo naturalmente dei poveri e dei sofferenti.
Più volte nel
Vangelo Gesù ha detto che “qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei
fratelli, lo avete fatto a me. Gesù è quindi presente in chi soffre, il quale
in qualche modo diventa la sua immagine e la sua fotografia (proprio come nel
caso della sindone, e forse ancora di più).
Nella
spiritualità cottolenghina crediamo fermamente che alla Piccola Casa “o si è
ostie (perchè in croce come Cristo a causa della malattia), oppure ostie si
hanno tra le mani tutto il giorno (perchè serviamo Gesù presente nei poveri e
nei sofferenti)”.
Oggi, sia in sala
operatoria durante estenuanti interventi di molte ore, sia in reparto davanti a
dei “poveri cristi” piagati e sofferenti, ho pensato alla sindone e mi sono
sentito in comunione con le migliaia di pellegrini che si recano a Torino per
contemplare il volto di Gesù stampato sul sudario; ho pensato che anche io sto
vivendo qui il mio pellegrinaggio e tutti i giorni ho la possibilità di recarmi
davanti a quella sindone molto eloquente che sono i poveri ed i malati: essi
non sono solo la sua immagine, ma sono Gesù stesso (Mt capitolo 25).
La sindone porta
l’immagine di Cristo, ed io ci credo profondamente... ma anche i poveri hanno
in se stessi la medesima immagine, ed è nostro compito saper scoprire il nostro
Signore nelle loro persone che chiedono il nostro aiuto ed il nostro soccorso.
In questo senso
l’ostensione della sindone può essere tutti i giorni della nostra vita, sia a
Chaaria che altrove.
Fr Beppe
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