venerdì 19 giugno 2015

Una condizione rara in questa parte del Kenya

Il paziente è stato ricoverato una settimana fa con importante emottisi.
Nella anamnesi patologica remota c'era storia di tubercolosi polmonare trattata nel 2010.
Per prima cosa ci siamo quindi orientati verso una recidiva tubercolare ed abbiamo quindi eseguito la ricerca dei bacilli acido-alcool resistenti nell'escreato. Il risultato di tali test è però stato negativo per tre volte.
Data l'età del paziente (intorno ai 45 anni), abbiamo quindi pensato alla possibilità di carcinoma del polmone, anche se non c'era anamnesi positiva per fumo di sigaretta.
La lastra del torace non ha però dimostrato masse che potessero far pensare a neoplasia polmonare broncogena; evidenziava invece cavità nel campi superiori.
Data la negatività della ricerca dei BAAR, ci siamo però anche posti altre domande: potrebbero essere semplicemente delle cavità dovute a bronchiectasie secondarie al precedente episodio specifico? Potremmo essere invece davanti ad un quadro di aspergillosi polmonare in paziente sieronegativo?
Data l'imponenza dell'emottisi e la necessità di fare qualcosa per il nostro ammalato, ci siamo quindi convinti che una TAC del torace sarebbe stata davvero necessaria.
Con sorpresa le cavità si sono riveralte di apparenza molto particolare (guardate la foto), ed il radiologo non ha pensato all'aspergillosi ma a cisti da echinococco.
I test sierologici di conferma sono per noi molto difficili da eseguire, ed in più essi non sono molto sensibili nè specifici.


Sappiamo che le forme polmonari di echinococcosi sono in genere dovute ad Echinococcus Multilocularis ed hanno una prognosi peggiore rispetto all'infezione da Echinococcus Granulosus.
Abbiamo comunque a disposizione la terapia, che consiste di Albendazolo alla dose di 400 mg, due volte al giorno per 1-6 mesi.
In caso di insuccesso della terapia medica (che la letteratura dà come non molto efficace), dovremmo cercare di consultare un chirurgo toraco-polmonare che si senta di asportare le cisti dal polmone.
Ci auguriamo però che l'albendazolo possa aiutare il nostro ammalato.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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