Era stata operata cinque
giorni fa in emergenza a motivo di una occlusione intestinale.
Le sue condizioni erano
pessime già allora.
Abbiamo scoperto che era
HIV positiva appena prima di entrare in sala, ma la malata non ne sapeva nulla
e quindi non era in terapia antiretrovirale. Questo puntava ovviamente ad uno
stato immunitario molto compromesso.
Infatti, anche a vederla in
faccia, appariva emaciata, febbrile e molto sciupata, nonostante la giovane
età.
In sala abbiamo trovato
una situazione molto complicata: le anse del tenue erano enormemente dilatate a
causa di un tumore sulla valvola ileo-cecale. Abbiamo dovuto fare una
amputazione del cieco ed una anastomosi ileocolica.
Era però risultato
impossibile richiudere la parete addominale a causa dell’enorme distensione del
piccolo intestino.
Bisognava cercare di
mungere il contenuto del viscere verso lo stomaco, dove un sondino nasogastrico
lo avrebbe drenato fuori. Durante questa manovra però, il tenue, molto debole a
causa della dilatazione, si è improvvisamente perforato e molto materiale
fecale ha contaminato la cavità peritoneale.
E’ stato molto stressante, ma
abbiamo lavato con attenzione ed abbiamo risuturato la piccola apertura intestinale
in due strati.
Il post-operatorio è stato
complesso, con febbricole ricorrenti e con paziente sempre piuttosto giù. Oggi,
quando ormai speravo di aver superato la fase più critica, dal drenaggio
addominale abbiamo notato abbondante materiale fecaloide.
La malata aveva brividi e
febbre alta.
Non abbiamo perso tempo e
siamo rientrati in sala con urgenza: abbiamo trovato che l’anastomosi aveva
tenuto bene, mentre la sutura della piccola perforazione ileale aveva “mollato
completamente”. E’ stato nuovamente un lungo lavoro di pazienza quello di aspirare
il materiale fecale, lavare la cavità peritoneale e fare una breve resezione
ileale con anastomosi termino-terminale là dove c’era la lacerazione.
Ero contento perchè ci
eravamo accorti subito della complicazione e perchè l’operazione si era svolta
senza grosse difficoltà.
Poi la giornata è
continuata convulsa come se fosse un lunedì ed abbiamo terminato l’ultimo
cesareo alle ore 20.
Durante il mio solito
giro in reparto del dopo cena, il mio primo pensiero è stato per lei: mi sono
diretto speditamente verso il suo letto, ma con sorpresa ho trovato il lenzuolo
tirato sulla sua faccia: era successo pochi minuti prima...non ce l’aveva
fatta!!!
Sarà stata la peritonite
legata alla perforazione? Sarà stata la setticemia secondaria alla deiscenza
intestinale di oggi? Sarà stato il tumore o magari l’immunosoppressione?
Chi lo sa! Fatto sta che,
nonostante i nostri sforzi e nonostante due interventi chirurgici impegnativi,
non siamo riusciti a salvarla.
Fr Beppe
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