mercoledì 1 luglio 2015

Kenya: l'arcidiocesi di Nairobi inaugura la Banca dei Poveri

NAIROBI - È stata inaugurata nei giorni scorsi dall’arcidiocesi di Nairobi la Caritas Micro-finance Bank (Caritas Mfb), una banca speciale destinata ai poveri.
Il nuovo istituto di micro-credito – come riferisce l’agenzia Cisa - aiuterà le categorie sociali più vulnerabili nelle baraccopoli della capitale - dalle madri sole ai malati di Aids - solitamente escluse dall’accesso al credito dai grandi circuiti bancari.

La cerimonia inaugurale è stata presieduta dall’arcivescovo di Nairobi, il cardinale John Njuel, il quale ha sottolineato che "suoi principali clienti saranno giovani, donne, micro-imprese gestite da organizzazioni religiose".

Caritas Micro-finance Bank ha ottenuto l’autorizzazione ad operare su tutto il territorio nazionale dalla Banca centrale del Kenya, diventando così il 12° istituto di micro-credito presente nel Paese.
Quella del micro-credito - spiega la Radio Vaticana - è un’esperienza ormai diffusa in tutto il mondo, dopo lo straordinario successo della Grameen Bank, la prima banca dei poveri fondata dal banchiere bengalese Muhammad Yunus che per questo ha vinto il premio Nobel per la pace 2006.
 



L’idea è quella di prestare piccolissime somme di denaro per sostenere progetti di sviluppo e la sussistenza di migliaia di famiglie, puntando sempre alla massima semplicità di funzionamento.
Il principio di fondo è la fiducia, per cui il successo o il fallimento della banca dipendono dalla forza del rapporto personale con l’utente. Grazie al micro-credito milioni di persone nel mondo sono riuscite ad uscire dal circolo vizioso della povertà. 

Fonte: zenit.org, 24/06/2015

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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