giovedì 30 luglio 2015

La formazione per i volontari

Carissimi amici e volontari,
con questo breve saluto scritto appena prima della mia partenza per il Kenya, intendo esprimere il mio personale ringraziamento ed il mio supporto a tutti coloro che a Torino curano la formazione degli aspiranti volontari.
Li ringrazio di cuore per l'impegno e per la dedizione ed assicuro la mia collaborazione in tutte le aree in cui essa sarà richiesta.
Incoraggio inoltre i nuovi volontari di Chaaria a parteciparvi attivamente, nella certezza che la formazione aiuterà davvero tutti: servirà all'aspirante volontario per conoscere qualcosa della nostra missione, ed anche sarà estremamente utuile per noi al fine di comprendere meglio le motivazioni e le competenze delle forze nuove che desiderano aiutarci a Chaaria.
Ripeto che a Chaaria possono venire per il volontariato non solo medici, ma anche infermieri. Inoltre esprimo nuovamente il mio supporto per il volontariato generico presso i Buoni Figli.
Penso sia importante che non vengano due équipes chirurgiche diverse nello steso periodo, per non creare problemi di affollamento e di competizione in sala.
Chiedo umilmente agli anestesisti di segnalarmi la loro presenza con molti mesi di anticipo, in modo che possiamo magari programmare le ferie per i nostri anestesisti.
A tutti gli aspiranti chiedo una conoscenza dell'inglese sufficiente per la comunicazione con il personale.
Un grazie anticipato.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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