domenica 2 agosto 2015

I lavori di ristrutturazione della pediatria

Come vedete dalle foto, il lavori in pediatria sono andati avanti molto velocemente, grazie soprattutto alla grandissima dedizione di Fr Giancarlo nel seguire il procedere della ristrutturazione.
Il riposizionamento del soffitto, ora in plastica lavabile, è già completato.
Anche la pavimentazione in piastrelle è finita. E' stato ultimato l'impianto centralizzato per l'ossigeno.
Come forse potete vedere dalle foto, abbiamo chiuso le porte che c'erano nella parte anteriore e posteriore dello stabile. Ora gli ingressi sono due e si trovano sui muri laterali: praticamente entreremo o dalla parte verso la strada, oppure da quella antistante gli attuali servizi igienici.
Abbiamo invece aperto porte e finestre che hanno reso comunicanti tutte le camere. esse ci daranno la possibilità di un servizio infermieristico ai pazienti più semplice ed allo stesso tempo più efficiente.
Dove c'erano le due camere strette e lunghe nella parte posteriore del reparto (room 21 e 22), ora ne abbiamo ricavate quattro: due saranno impiegate come isolamento per i bambini con malattie contagiose, mentre una sarà adibita a sala di medicazione e l'altra sarà invece per gli orfani.


In questo momento i bambini sono ricoverati nei locali del dispensario precedentemente occupati dalla maternità: è una situazione un po' precaria e congesta, ma sappiamo che i sacrifici che facciamo oggi, porteranno ad una sistemazione molto migliore nella nuova pediatria.
Ringrazio di cuore i superiori che ci sostengono in questo nuovo progetto, l'Associazione Volontari Mission Cottolengo di Torino, l'Ufficio Donazioni Cottolengo, e tutti i benefattoiri che generosamente ci stanno aiutando con le loro offerte.
Promettiamo una preghiera sincera per tutti coloro che ci stanno sostenendo nel nostro servizio.

Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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