lunedì 3 agosto 2015

Lunedì di fuoco

Dr Khadija mi ha detto stasera alla fina di una giornata interminabile: "sei tornato con tutti i tuoi pazienti? Si vede che hanno sentito il tuo odore, perchè oggi il numero dei clienti è stato
davvero eccezionale. Loro vogliono il 'mzungu', e lo sentono quando torna".
"Ma di 'wazungi' ce n'erano tanti anche in mia assenza!", ho risposto io.
"Sì è vero, ma la gente qui vuole lo 'mzungu del Meru, e sono molto specifici in questo!", ha risposto la dottoressa.
Devo dire che, pur avendo lavorato con calma anche sabato sera e domenica, oggi è stato davvero un battesimo di fuoco per il mio ri-inizio: sala operatoria intensissima, due cesarei, un numero incredibile di ecografie e gastroscopie, pazienti ambulatoriali a non finire.
E' stato comunque molto bello ributtarmi a capo fitto nel servizio della mia gente, che anche venendo da me oggi, ha dimostrato la grande stima che nutre nei miei confronti. Sono stato calmo e controllato ed ho lavorato con ordine, senza mai farmi prendere dal panico...naturalmente non ho finito tutto, ma credo di aver aiutato molti.
Molti sono i pazienti ricoverati già da giorni in attesa di un mio intervento; altri sono venuti oggi: ho dato il massimo, anche se qualcuno dovrà ancora attendere un po' per essere servito. 
Entro venerdì o sabato spero comunque di finire il lavoro arretrato.


L'accoglienza dello staff è stata calorosa e direi fantastica. E che dire di quella dei confratelli e delle suore. Non ho parole inoltre per esprimere l'affetto dimostratomi dal mio fedelissimo Tofi.
Una giornata intensa come oggi ha come dato un colpo di spugna ai miei giorni in Italia, che ora già mi appaiono sfumati e stranamente molto lontani. Dell'Italia rimane il sapore dell'affetto che ho ricevuto da tutti quelli che mi vogliono bene...e sono davvero tanti! Rimane anche lo struggente ricordo dei momenti stupendi trascorsi con mia mamma e con la mia famiglia.
Ora sono tornato a Chaaria ed ho voglia di lavorare e di impegnarmi al massimo, donando a chi soffre le nuove energie che ho ritrovato grazie allo stacco italiano.
In patria ho fatto pure indagini diagnostiche che mi hanno confermato che in effetti sto bene anche fisicamente: questo è per me ora un motivo in più per donarmi e per impegnarmi sempre più a fondo, per fare della mia vita un servizio d'amore a chi è nella sofferenza.
Vadoi a letto distrutto, ma sinceramente anche felice.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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