martedì 11 agosto 2015

Le cose strane che capitano a volte in ospedale

Visito una giovane donna per un'ernia ombelicale e mi accorgo che c'è una grossa massa dura che occupa praticamente tutto l'addome.
Le chiedo se per caso fosse incinta, e lei mi risponde che non è assolutamente possibile perchè, alcuni anni prima, in un ospedale della zona, le hanno fatto l'isterectomia.
La cosa mi stupisce molto perchè a me quella massa sembrava proprio un utero gravido, o, se non fosse stato questo, magari un grosso fibroma.
E' stata dura per me convincere la paziente a sottoporsi all'ecografia. Le ho dovuto promettere che gliela avrei fatta in modo assolutamente gratuito.
L'eco ha comunque confermato i miei sospetti: la donna l'utero ce lo aveva eccome, ed in esso guazzava un feto di circa otto mesi di età gestazionale.
Non è stato difficile convincere la donna che un bimbo è sempre una benedizione di Dio e che bisogna accoglierlo con gioia. La cosa più dura è stata per lei digerire il fatto che in quell'altro ospedale l'avevano ingannata: non solo non le avevano fatto l'intervento che le avevano prescritto, ma le avevano fatto pagare anche un sacco di soldi per un'operazione non eseguita.


Poco dopo mi chiamano per un'altra ecografia in maternità. Si tratta di una donna gravida oltre l'età gestazionale, per la quale è difficile stabilire manualmente la presentazione.
Con gli ultrasuoni faccio diagnosi di gravidanza gemellare con presentazione podalica per entrambi i feti.
La mamma è sconcertata, non per i gemelli che accoglie con gioia, pur avendo a casa altri due bambini, ma per il fatto che nell'altra struttura non le avevano detto nulla di questa situazione che di per
sè costituisce indicazione al cesareo elettivo.
Continuava a ripetermi: "come mai io andavo a farmi visitare e loro mi dicevano che andava tutto bene e che avrei dovuto stare a casa fino all'inizio delle doglie? Non avrebbero dovuto farmi il cesareo prima che l'età gestazionale fosse oltre la data prevista per il parto?"
Non ho voluto assecondare questo tipo di pensiero che le avrebbe solo dato tristezza e me la sono portata subito in sala, regalandole in pochi minuti due bei maschietti.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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