venerdì 18 settembre 2015

Buon viaggio e buona permanenza

Oggi pomeriggio alle 14.30 abbiamo salutato Fr Giancarlo che è partito alla volta di Nairobi, per prendere l'aereo che lo porterà in Italia, dove si tratterrà per un periodo di vacanza e di incontro con la famiglia e con gli amici.
Siamo molto contenti per lui e gli auguriamo di godere al massimo di tale meritatissimo riposo e ricarica sia fisica che spirituale.
Siamo anche molto contenti che Giancarlo possa avere un po' di tempo per la sua famiglia e per i tanti amici che vivono in Italia.
Certamente ci mancherà molto, ed anche stasera ho iniziato a sentire la sua mancanza per due cesarei serali in cui mi sono dovuto aggiustare con il personale della notte... e senza la sua costante assistenza.
Sarà impossibile per me sostituirlo nei vari ambiti del suo poliedrico servizio: ci mancherà nell'amministrazione oculata della Missione, nella gestione a volte complessa del personale dipendente, in tutto l'ambito della manutenzione e della costruzione di nuovi settori, nel coordinamento del lavoro agricolo.
Sarò io a dover prender l'ambulanza di notte, quando ci chiameranno da Kaongo per andare a prendere una gravida con complicazioni.
Personalmente mi mancherà molto anche il fratello e l'amico con cui condividere i pesi della missione, con cui discutere le decisioni da prendere, con cui sfogarsi nei momenti bui e di sconforto, con cui chiacchierare qualche volta del più e del meno.
Mi mancherà la sua presenza costante in cappella e la sua testimonianza di fedeltà alla preghiera.


Come anche ha fatto lui quando in Italia c'ero io, darò del mio meglio, mi impegnerò quanto posso...e poi mi abbandonerò alla Provvidenza.
Anche a nome dei confratelli, delle suore, dei dipendenti e di tanti amici del Kenya che lo stimano molto, auguro a Fr Giancarlo un periodo sereno e gioioso in Italia.

fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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