venerdì 11 settembre 2015

HIV e TBC

Da sempre lo sappiamo che esiste un forte rapporto tra HIV e TBC: infatti i pazienti immunosoppressi sono molto più predisposti ad ammalarsi di tubercolosi. Quest'ultima a sua volta contribuisce significativamente a distruggere la residua immunità dei malati e li uccide molto più rapidamente.
E' un circolo vizioso in cui il virus predispone all'infezione da micobatterio, e poi quest'ultimo ricambia il favore con la deplezione delle ultime resistenze dell'organismo al virus stesso: in pratica si aiutano vicendevolmente.
Ann è arrivata ieri, anche lei orfana come Evans, ed anche lei accompagnata in ospedale dalla nonna.
Ha otto anni, ma il suo corpicino devastato dalla malattia è uno scheletrino di poco più che sei chilogrammi. 
L'aspetto vecchieggiante della sua cute ricorda quelle foto di bambini denutriti che vedevamo alla televisione durante la famigerata guerra del Biafra. Ha problemi enormi a respirare.
Abbiamo chiesto alla nonna di poter fare alla bimba il test HIV, che naturalmente è risultato positivo.
La nonna non ne sapeva niente e diceva che la bimba era stata bene fino a poche settimane prima: "ma come fai a dire questo?" sono un po' sbottato, "la bambina è uno scheletro e non cammina neppure, pur avendo otto anni! Come puoi dire che stava bene?"
Inutile comunque perdersi in queste vane discussioni che non portano mai a nulla di costruttivo.


Mettiamo invece un antibiotico ad ampio spettro, nell'ipotesi di una polmonite grave.
Per gli antiretrovirali chiediamo consiglio ai consulenti di Sant'Egidio: non sappiamo infatti se sia giusto iniziarli in condizioni tanto precarie, con il rischio di peggiorare la situazione... magari con tossicità epatica.
Con l'ambulanza andiamo invece subito a Meru per fare ad Ann una lastra del torace: c'è un collasso polmonare destro ed un massivo versamento pleurico. Il radiologo pone come prima ipotesi diagnostica la tubercolosi e consiglia un "drenaggio toracico".
Anche a me pare una cosa da fare al più presto, per far respirare meglio la bambina: poi faremo gli esami epatici, quelli renali e l'emocromo, per vedere se potrà sopportare la terapia per la TBC insieme agli antiretrovirali.
Ma la situazione precipita rapidamente.
Ann dapprima si mette a rantolare, poi a "gaspare", e quindi muore davanti a noi, prima che possiamo tentare la rianimazione.
La nonna è lì in piedi e vede il torace della bimba fermarsi definitivamente: non chiede niente... lo sa già che è morta... e si mette invece ad urlare ed a piangere forte.
Noi la lasciamo fare, in modo che possa sfogare un po' la sua angoscia.
Non credo che questa bambina sia stata uccisa in un giorno da HIV e TBC: le due malattie si sono date l'appuntamento in quel corpicino molto tempo prima; hanno agito in sinergia per distruggerlo e portarlo alla tomba, ed in questo sono state grandemente aiutate dall'ignoranza e dalla situazione di povertà di quella nonna ignara.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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