lunedì 19 ottobre 2015

Una emorragia difficile da controllare

Era stato operato di fissazione interna con placca per una brutta frattura della tibia distale, vicino alla caviglia.
Era stato difficile trovare una placca che si adattasse bene alla forma del suo osso.
Alla fine però ci eravamo riusciti: la riduzione della frattura era risultata buona e la chiusura della cute abbastanza agevole perchè non c'era edema.
Tutto sembrava procedere per il meglio, ma attorno alla quinta giornata post-operatoria gli infermieri mi avevano chiamato per una emorragia massiva dalla ferita.
Avevamo sedato il paziente ed avevamo aperto la breccia chirurgica: avevamo espulso un bel po' di coaguli, avevamo aspirato e lavato, ma non avevamo trovato un vaso beante che sanguinasse. In quel momento l'emorragia era minima. Avevamo quindi deciso per una medicazione aperta, con zaffo inserito e con pochi punti di avvicinamento della cute. Ciò rendeva più agevole il controllo di un'eventuale ripresa della perdita ematica.
L'emorragia però risultava controllata, e, fino a ieri, non parevano esserci problemi.
Poi stamattina è nuovamente ricomparso un sanguinamento importante con zampillo arterioso dalla ferita operatoria.


Io ero scoraggiato ed insicuro già prima del re-intervento, in quanto avevo già eseguito la seconda revisione e non avevo trovato l'origine dell'emorragia.
Sarebbe successo lo stesso?
Pensando di dover essere il primo operatore, avrei voluto lavorare senza laccio, al fine di vedere chiaramente dove si trovasse il vaso beante, clamparlo e suturarlo immediatamente; Pietro non era d'accordo su questa mia idea perchè il sanguinamento era troppo importante.
Secondo lui il laccio ci voleva, e poi magari si sarebbe potuto gonfiarlo e sgonfiarlo a seconda del bisogno, nella ricerca dell'arteria sanguinante.
Seguendo il suo consiglio di anziano chirurgo, ho messo da parte il mio punto di vista e la mia punta d'orgoglio; ho acconsentito al laccio, ed ho chiesto a lui di fare da primo operatore, in quanto temevo di fallire per la seconda volta nel trovare il punto preciso da cui il sangue proveniva.
Pietro ha acconsentito di operare lui. Il lavoro è stato lungo, e non è stato facile trovare l'arteria.
Pietro ha dovuto aprire ulteriormente la ferita operatoria verso il basso, dove alla fine ha trovato il vaso sanguinante (eravamo nel territorio della tibiale posteriore).
Il vaso è stato repertato e suturato accuratamente.
Ora il paziente è stabile: la sua emoglobina non è male e non sanguina più. Ha la gamba in posizione di scarico con tre cuscini che la tengono sollevata.
E' stato davvero importante avere un chirurgo esperto che sapesse controllare l'emorragia, ed a cui io potessi lasciare la responsabilità di un intervento che sentivo troppo difficile per me.
Questi sono i momenti in cui tocco con mano quanto i volontari siano preziosi per Chaaria.
Troppe volte sono da solo a decidere e ad agire. Oggi, eccezionalmente, avevo una persona su cui scaricare un peso che sentivo troppo pesante per le mie spalle... questo è stato importante soprattutto per il risultato positivo che abbiamo ottenuto a beneficio del paziente.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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