mercoledì 2 dicembre 2015

Fratel Beppe direttore!

E’ con gioia che abbiamo accolto la decisione dei Superiori di riconfermare Fratel Beppe come direttore di tutta la missione di Chaaria. Un gesto che dimostra la loro fiducia nei suoi confronti ed un indubbio riconoscimento per come ha guidato la missione in questi anni e per i molti risultati che ha ottenuto.
Abbiamo espresso la nostra riconoscenza e la nostra gioia in semplicità, ma allo stesso tempo con sincerità ed affetto. 
La messa mensile per il nostro staff è stato un momento di ringraziamento e di preghiera. Ringraziamento per tutto quello che Fratel Beppe ha fatto in questi anni per la nostra missione, e una preghiera affinchè il Signore lo continui ad aiutare nel suo servizio.
E’ seguito un semplice momento conviviale, solo una bibita e qualche biscotto. Lo staff ha cantato canti tradizioni e la Matron ha espresso a nome di tutti la nostra gratitudine per il suo servizio. 
Nella nostra semplicità ci auguriamo di essere riusciti a dimostrare a Fratel Beppe tutto il nostro affetto, la nostra stima nei suoi confronti e la nostra soddisfazione per questa riconferma.
Il Signore aiuti Fratel Beppe nel suo servizio come direttore. Un servizio non facile che comporta decisioni importanti, immaginiamo come deve essere difficile a volte dire l’ultima parola su questioni spinose. 


Spontaneamente ci viene in mente il versetto del Vangelo “Li riconoscerete dai loro frutti” (Mt 7,16) e in questi anni in cui fratel Beppe è stato direttore di Chaaria si sono visti tanti e buoni frutti ... Ci piace immaginare che i Superiori abbiano avuto in mente questo versetto del Vangelo nel prendere la loro decisione.
Auguriamo a Fratel Beppe di continuare a portare sempre nuovi e abbondati frutti!

Fratel Giancarlo a nome del Cottolengo Chaaria Staff



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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