lunedì 28 dicembre 2015

La festa dei Santi Innocenti

Oggi la liturgia ricorda la strage compiuta da Erode di tutti i bambini maschi di età inferiore ai due anni, nel disperato tentativo di far fuori anche Gesù, il futuro re dei Giudei.
Secondo studi biblici che tengono in considerazione il tasso di natalità e la densità di popolazione nell’area geografica in questione, in quel periodo storico, pare che comunque la “strage degli innocenti” abbia riguardato soltanto alcune decine di bambini.
La cosa rimane certamente terribile, perchè ogni bambino ucciso dalla violenza umana è un dramma incommensurabile per i suoi genitori.
Oggi però non posso non pensare alle centinaia (o forse migliaia) di bambini che sono morti in Siria dall’inizio della guerra: morti sotto le bombe e sepolti dalle loro case.
Oggi nel mio cuore riaffiorano le immagine dei bimbi annegati nel Mediterraneo mentre tentavano il viaggio della speranza con i loro genitori: le foto di quei corpicini sul bagnasciuga non mi dà pace.
Non posso poi chiudere gli occhi sul dramma dei bambini trasformati in assassini kamikaze da ideologie fanatiche e fondamentaliste.
Quanta violenza sui bambini nel nostro mondo che si sente tanto evoluto!
“La strage degli innocenti” continua dunque anche oggi, in scala molto più ampia di quella biblica che oggi ricordiamo...e spesso noi ne rimaniamo ignari o comunque indifferenti. Sono bambini di altre culture, bambini che vivono lontano, ed in qualche modo non ci rigardano e non ci toccano più di tanto. Meglio togliere le loro immagini da internet e non guardare i telegiornali...così stiamo più tranquilli.



Vivendo a Chaaria e lavorandoci ventiquattr’ore al giorno, sono però testimone anche di altre “stragi degli innocenti” di cui il mondo tace ed è inconsapevole.
Quanti bambini ogni giorno soccombono a causa delle malattie, della povertà, della malnutrizione!
Ieri notte all’una, sono stato chiamato per visitare un bambino di circa un anno di età: aveva un respiro molto difficoltoso ed alla ascoltazione polmonare si sentivano dei rantoli come nel caso di una forte polmonite. Il piccolo non era anemico, e, sebbene dispnoico, mi pareva in discrete condizioni generali. 
La visita cardiologica non mi aveva suggerito una possibile cardiopatia. Ho prescritto la terapia endovenosa per la polmonite, ed ho rassicurato la mamma dicendole che sarebbe andato tutto bene. La donna era contenta che io mi fossi alzato a quell’ora della notte per suo figlio e non finiva più di ringraziarmi.
Due ore più tardi però mi hanno chiamato nuovamente per lo stesso piccolo.
Arrivato in pediatria ho semplicemente potuto assistere ai due ultimi respironi di quella povera creatura. La mamma non ci voleva credere che suo figlio non respirasse più: si disperava e cercava di negare la realtà. Anche io non mi davo pace! Quel bimbo era in condizioni discrete soltanto due ore prima, e, per di più, era ora sotto copertura antibiotica. La mamma mi aveva detto che era stato bene fino al pomeriggio precedente. Com’è possibile che ora sia già morto?!
E’ un dato di fatto comunque che la polmonite è la più frequente causa di mortalità per i bambini di età inferiore all’anno. La polmonite anche oggi uccide più bimbi di quanto faccia la malaria.
Quanti bimbi poi ho visto morire disidratati a causa di vomito e diarrea persistenti ed irrefrenabili!
Le diarree permangono un importante killer che fa strage dei nostri bambini; ma come dimenticare la tubercolosi, l’HIV, la malnutrizione!
E la cosa che ti rende spesso impotente in questa guerra che quotidianamente combattiamo le malattie è il fatto che ti mancano i mezzi, il personale, le strutture di terapia intensiva, per cui rimane ancora vero che lo stesso bimbo che muore in Africa, potrebbe quasi certamente sopravvivere in Europa.
Oggi siamo tutti invitati a pregare per i bimbi che muoiono, che non possono giungere alla maturità dei loro anni; siamo invitati a pregare per le piccole vittime della violenza, della guerra, della povertà, dell’emigrazione, ma anche per le vittime di tutte le malattie che ancora falcidiano l’umanità e mietono vittime soprattutto tra i più poveri.


Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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