mercoledì 6 gennaio 2016

E' stato dimesso

Ve lo ricordate Mahadi? 
Il bimbo di Mandera operato di addome acuto il giorno di Natale?
Ebbene, oggi è stato dimesso ed ha iniziato con i genitori il lungo viaggio verso il confine con la Somalia. Con mia grande sorpresa il decorso post-operatorio è stato assolutamente regolare, anche se difficile, soprattutto a causa della necessità di tenere il bimbo digiuno e con sondino nasogastrico per vari giorni: di complicazioni non ce ne sono comunque state!
La ferita si è chiusa benissimo ed il piccolo non ha avuto problemi alla ripresa dell’alimentazione.
Era un po’ anemico oggi alla dimissione, con una emoglobina di 7 grammi...ma, con tutto quello che ha avuto, ci poteva veramente stare. Siamo convinti che con una buona alimentazione a casa potrà certamente correggere anche l’anemia.



Nella foto mi vedete con Mahadi in braccio. La mamma è alla mia sinistra.
Alla mia destra è seduta la zia, che abbiamo tenuto in reparto insieme alla mamma come traduttrice: infatti la giovane madre parlava soltanto il somalo, e sarebbe stato impossibile comunicare con lei senza l’aiuto della parente, che invece conosceva un po’ di kiswahili.
E’ indubbiamente una bella sensazione quando si riesce a dimettere i pazienti, soprattutto quando la diagnosi era seria e la prognosi molto riservata. Ti senti ripagato ed incoraggiato ad affrontare anche altri casi difficili in futuro.
Il padre, sindaco di un villaggio nei pressi di Mandera, oggi  era raggiante quando è venuto a riprendersi moglie e figlio. Mi ha detto che Allah aveva protetto la mia mano, ed io gli ho risposto che lo sapevo benissimo e che certamente Allah avrebbe protetto anche il loro viaggio di ritorno e la convalescenza del bambino.
Si tratta davvero di un grande successo ed anche di un bel ricostituente per me, che a volte mi sento un po’ a terra di fronte agli insuccessi.


Fr Beppe

1 commento:

silv56 ha detto...

Sono felice di aver trovato il suo blog attraverso il servizio su famiglia cristiana. Grazie per il suo straordinario servizio Silvana e pino


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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