Oggi la giornata è stata
pesantissima, con una lista operatoria di tutto rispetto.
Avremmo comunque potuto
finire tutti gli interventi entro le 18, se non fossero arrivate le
complicazioni...che al sabato non si fanno mai attendere.
Nel primo pomeriggio mi è
stato chiesto di fare un’ecografia ad un giovane che da alcuni giorni era
ricoverato per una grave forma di gastrite. Aveva una gastroscopia di poco
tempo prima e quindi era stato messo in terapia senza fare altri esami
diagnostici.
Il dolore però non era
migliorato con le medicine, ed in più, da tre giorni, il malato non andava di
corpo.
La palpazione addominale
era abbastanza tipica di occlusione: la pancia era distesa e molto dolente.
L’ecografia dimostrava anse intestinali distese e piene di liquido; c’era anche
dell’ascite in peritoneo.
All’emocromo i globuli
bianchi erano molto aumentati.
Tutto deponeva quindi per
un addome acuto, ma, vista la storia clinica, onestamente ci aspettavamo una
perforazione di ulcera gastrica o duodenale.
Invece in sede operatoria
abbiamo trovato un volvolo ileale causato da aderenze molto resistenti su un
pacchetto di linfonodi della parete addominale posteriore.
Le aderenze erano così
difficili da liberare che si è verificata una perforazione del viscere ed
abbiamo dovuto procedere a resezione intestinale. Abbiamo anche eseguito una
biopsia di quei linfonodi, che onestamente non ci sembrano tumorali, ma
piuttosto tubercolari. Vedremo se l’istologico ci darà ragione!
La peritonite tubercolare
da noi è frequente e si presenta in modi molto differenziati: certamente le
aderenze ed i grossi linfonodi del mesentere sono uno dei quadri che
incontriamo più sovente...ecco perchè siamo abbastanza certi della nostra
ipotesi diagnostica.
Ma non era ancora finita per
noi!
Erano quasi le 18 quando
abbiamo finito con questo paziente, ma sono stato chiamato a visitare un
paziente a cui avevo fatto una prostatectomia cinque giorni fa.
I volontari mi dicevano
che dal drenaggio usciva materiale fecaloide: all’inizio non ci volevo credere
in quanto solitamente metto il tubo in posizione extraperitoneale, davanti alla
vescica, in quello spazio anatomico che chiamiamo la tasca del Retzius: “non è
possibile che escano feci da un drenaggio che non è neppure in peritoneo”,
dicevo loro.
Ma, arrivato al letto del
paziente, ho dovuto ammettere che avevano ragione: era materiale fecaloide
molto liquido, come da perforazione ileale.
Non riuscivo a
capacitarmi di cosa avesse potuto succedere. L’addome del paziente era in
effetti piuttosto brutto, disteso e dolente, anche se non chiaramente
peritonitico.
Nonostante la stanchezza
non c’erano alternative al reintervento, se si voleva tentare di salvare la
vita di quella persona!
Abbiamo analizzato
dapprima lo spazio prevescicale, riaprendo la stessa ferita chirurgica della
prostatectomia: la vescica era ben chiusa e non c’erano fistole urinose. C’era
invece un buco nel peritoneo, e materiale fecaloide usciva alla destra della
vescica: sembrava che ci fosse un’ansa perforata e attaccata al peritoneo.
A questo punto abbiamo
aperto la cavità peritoneale con un’ampia incisione chirurgica ed abbiamo
trovato un chiaro quadro di peritonite, con aderenze e materiale fecaloide.
Abbiamo staccato l’ansa sospetta
dalla parete peritoneale a cui era appiccicata ed abbiamo notato un’ampia
perforazione: anche in questo caso è stato necessario procedere a resezione
intestinale. In seguito, mentre facevamo la revisione dell’intestino e la lisi
delle aderenze, abbiamo trovato un’altra perforazione ileale: stavolta era
piccola ed abbiamo potuto ripararla direttamente.
Abbiamo fatto partire le
coprocolture e gli esami antigenici per la salmonella typhi sulle feci che
abbiamo raccolto durante l’intervento: ci vorrà un po’ di tempo per avere i
risultati, ma siamo abbastanza certi che si tratti di un caso molto sfortunato
in cui un paziente operato di prostatectomia ha avuto una complicazione da
febbre tifoide nel bel mezzo del post-operatorio.
Onestamente ci sentiamo
stremati, ma in entrambi i casi pensiamo di essere intervenuti in modo
tempestivo al fine di salvare la vita dei pazienti in questione.
In entrambi i casi si è
trattato di malattie infettive che hanno sviluppato complicazioni chirurgiche.
Fr Beppe
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