Ti senti anche un po’ un carnefice: il bambino è troppo grave per piangere vigorosamente, ma i suoi tenui vagiti ed i deboli scossoni del suo corpo ti dimostrano che comunque gli stai facendo male. Lo hai già bucato dappertutto: nelle braccia, nelle mani, nelle caviglie, sullo scalpo. Ti sei illuso tante volte di aver trovato l’accesso, perchè all’inizio il sangue refluiva nella cannula; ma poi con disperazione vedevi che la trasfusione non gocciolava ed il sito divenerdì 5 febbraio 2016
Non trovare la vena ad un bambino gravissimo
Ti senti anche un po’ un carnefice: il bambino è troppo grave per piangere vigorosamente, ma i suoi tenui vagiti ed i deboli scossoni del suo corpo ti dimostrano che comunque gli stai facendo male. Lo hai già bucato dappertutto: nelle braccia, nelle mani, nelle caviglie, sullo scalpo. Ti sei illuso tante volte di aver trovato l’accesso, perchè all’inizio il sangue refluiva nella cannula; ma poi con disperazione vedevi che la trasfusione non gocciolava ed il sito diChaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.
Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.
Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.
Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.
Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.
E poi, andare dove?
Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.
Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.
Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.
Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.
Questo è quello che facciamo, ogni giorno.
Fratel Beppe Gaido
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