giovedì 4 febbraio 2016

Un'altra festa per i Buoni Figli

Anche oggi, grazie all'impegno ed all'affetto dei volontari, i Buoni Figli hanno vissuto un bel momento di festa.
Pure oggi, come già era successo meno di tre settimane orsono, per loro ci sono statidivertimento e musica; ci sono stati dolci e bibite... ma soprattutto c'è stato tanto affetto e stima da parte di chi ha organizzato il pomeriggio.
La festicciola è iniziata verso le 15, e si è naturalmente prolungata con la cena dei ragazzi. Il tendone del cortile ha offerto un ambiente particolarmente idoneo all'evento.
Ringraziamo di cuore i volontari che hanno lavorato alacremente per la buona riuscita di questa merenda: naturalmente infatti la festa ha richiesto molte ore ai fornelli, ma i ragazzi l'hanno veramente apprezzata, e credo che la fatica dei volontari sia stata ampiamente ripagata dall'affetto dei ragazzi.
Anche le suore, fr Giancarlo, i giovani aspiranti della comunità fratelli e tutti i dipendenti del centro hanno partecipato a questo bel momento, per esprimere il nostro sincero apprezzamento a chi lo ha organizzato.


Il nostro santo fondatore ci insegna che i Buoni Figli sono "le nostre perle"; sono "la pupilla della Piccola Casa"; sono i "nostri padroni"... ed è proprio in momenti come questi che un po' cerchiamo di dimostrare con i fatti che a queste parole crediamo veramente.

Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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