lunedì 8 febbraio 2016

Operata oggi

Dopo tante titubanze ed altrettante resistenze da parte sua, siamo entrati in sala alle nove di questa mattina.
Avevo sperato in un intervento rapido in cui avrei semplicemente reciso delle aderenze, ma mi sono subito trovato davanti un quadro angosciante: all’apertura del peritoneo, davante ai miei occhi sono apparse anse intestinali necrotiche e settiche. 
Si trattava di un lungo volvolo che probabilmente aveva gradualmente causato lo strangolamento del viscere.
Abbiamo provato a rianimare le anse con acqua tiepida, ma non è stato possibile: erano ormai completamente morte.
Abbiamo quindi dovuto cambiare su due piedi il nostro piano di lavoro ed eseguire un’ampia resezione dell’ileo e del cieco. Abbiamo quindi concluso l’intervento con un’anastomosi ieocolica sull’ascendente.
Non abbiamo toccato l’utero e la mamma non si è ipotesa, per cui speriamo che la gravidanza possa continuare.
Il risveglio è stato difficoltoso, probabilmente a causa della setticemia già in atto, ma poco fa sono passato da Mercy che è sveglia, anche se dolorante; respira bene e satura normalmente anche senza ossigeno.
Facciamo il tifo per lei e speriamo di salvare sia lei che il suo pupo. 



Ho fondata speranza che anche la lunga resezione intestinale non le porterà comunque grossi problemi di assorbimento alimentare.
Grazie per le vostre preghiere.


Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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