A volte abbiamo la
tentazione di pensare che i pazienti terminali siano un po’ una zavorra e che
tanto per loro non si possa fare più niente. Inconsapevolmente li si lascia un
po’ da parte o addirittura li si evita perchè non si ha voglia di mostrare loro
la nostra impotenza.
Eppure le terapie
palliative sono a volte di importanza centrale: può essere anche solo
l’analgesia che permette ad un malato di non soffrire troppo prima dell’ultimo
passaggio; importantissima è anche l’idratazione endovena, soprattutto per
coloro che non hanno più la forza di bere; e che dire di quelle procedure che
possono permettere ad un malato che sta morendo di fame di alimentarsi
nuovamente?
Penso per esempio al nostro intervento di gastrostomia per
carcinoma dell’esofago: con tale procedura noi permettiamo alle persone di non
sentire i crampi della fame in tutti quei mesi di lunga agonia in cui aspettano
la morte per un carcinoma dell’esofago inoperabile.
Ci sono situazioni in cui
un tumore avanzato dello stomaco impedisce al malato di mangiare, ed una
anastomosi gastrodigiunale può comunque permettergli alcuni mesi di vita con
una alimentazione accettabile; altre volte può essere un tumore inoperabile del
colon che ucciderebbe la persona in pochi giorni con una occlusione
intestinale: in questo caso un intervento pallativo con una colostomia può
portare mesi di sopravvivenza.
E che dire di una persona che morirebbe di
insufficienza renale cronica da ostruzione delle vie urinarie da carcinoma della
prostata: se non si può operare perchè il tumore è avanzato, almeno si
inserisce un catetere sovrapubico e si allevia anche il dolore, oltre che
proteggere i reni per il tempo che ancora il paziente ha davanti.
Gli esempi di terapie
palliative eseguite a Chaaria sia in campo medico che chirurgico sarebbero
moltissimi, perchè davvero cerchiamo di fare molto per permettre una qualità di
vita decente anche a chi sta morendo di tumore.
Una situazione frequente
in cui finora non sapevamo cosa fare era quella di malati con carcinoma
inoperabile della testa del pancreas: spesso essi si presentano con ittero
gravissimo che porta ad insufficienza epatica, oltre che causare dolore
lancinante e tantissimo prurito.
Per il dolore qualcosa
siamo sempre riusciti a fare; fino ad oggi però per il prurito ci affidavamo
solamente agli anti-istaminici ed alla colestiramina, ma i risultati erano
decisamente scoraggianti.
Da oggi abbiamo iniziato
una nuova tecnica chirurgica palliativa che può significare molto per questi
pazienti, pur non modificando l’esito infausto della patologia neoplastica.
Abbiamo infatti eseguito
con successo il nostro primo intervento di by-pass biliare, facendo
un’anastomosi colecisto-digiunale.
L’intervento è
relativamente semplice e mi sento di farlo anche senza l’ausilio di chirurghi
italiani: esso permette alla bilirubina di essere drenata nell’intestino e
corregge la grave idropsia della colecisti, spesso causa di dolore: crediamo
che possa essere molto utile per la qualità di vita dei pazienti, riducendo
dolore e prurito.
Certamente, sarebbe bello
essere in grado di fare interventi radicali per il carcinoma della testa del
pancreas, ma sappiamo che essi anche in Italia sono eseguiti solo in centri
super-specializzati, ed a volte con esito non proprio eccellente.
Pur essendo del tutto
palliativo, riteniamo l’intervento fatto oggi a Chaaria per la prima volta un
altro passo avanti in quel capitolo forse poco gratificante che è la chirurgia
palliativa per i pazienti terminali.
Fr Beppe Gaido
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