sabato 5 marzo 2016

Il cesareo più sofferto

La vicenda è iniziata questa mattina alle 4.30 quando sono stato chiamato in maternità per una mamma con emorragia antepartum a circa sette mesi di età gestazionale.
Il battito cardiaco fetale era buono, ma la mamma era debole e con pressione piuttosto bassa. 
L’emoglobina materna era di 5 grammi e putroppo il suo gruppo sanguigno era 0 negativo: tale gruppo è rarissimo, e trovare del sangue da trasfondere assolutamente difficile.
Naturalmente non ne avevamo in emoteca e tutte le mie telefonate sono state vane: tutti gli ospedali del Meru mi hanno dato la stessa risposta negativa. 
So di essermi ricevuto un sacco di accidenti dai laboratoristi reperibili per l’ora delle mia telefonate!
All’ecografia il bambino pesava circa 1800 grammi, e ciò che causava l’emorragia era una placenta previa.
Abbiamo messo la mamma a riposo assoluto; le abbiamo prescritto dei tocolitici, sperando di aver più fortuna durante il giorno nella nostra ricerca di sangue. Ci aunguravamo che l’emorragia si fermasse e che avremmo potuto attendere fin verso le 37 settimane di età gestazionale prima di fare un cesareo elettivo: questo per evitare tutte le complicanze del pretermine che a Chaaria facciamo fatica a dominare.



Ma anche di giorno la nostra ricerca è stata vana...certamente il fatto che fosse sabato  ha reso le cose ancor più difficili e sovente ho dovuto disturbare colleghi che non erano al lavoro. Comunque nessuno aveva sangue di gruppo 0 negativo. Fortunatamente abbiamo in ospedale la globulina anti-D, in quanto dalla storia clinica apprendiamo che il gruppo del papà è 0 positivo, e tale deve essere quindi anche quello del feto.
Il sanguinamento purtroppo è continuato tutto il giorno, e quando questa sera verso le 18 abbiamo ripetuto l’emoglobina, l’abbiamo trovata a 4.5, livello ormai di alto rischio per la vita di mamma e bambino.
Abbiamo parlato a lungo con la donna, spiegandole che avremmo dovuto farle il cesareo prima di tutto per salvare la sua vita, e, se possibile, anche quella del bimbo pretermine.
La donna è rimasta a lungo contraria all’intervento, soprattutto per il fatto che onestamente le avevo detto che i rischi per il bambino erano alti, nonostante le possibilità di assisterlo in incubatrice: le avevo spiegato dell’immaturità polmonare e di tutte le problematiche del prematuro.
Prima di accettare l’intervento lei voleva sapere al 100% se il bimbo sarebbe sopravvissuto: questo però non glielo potevo assicurare, anche se tutti lo speravamo e per questo pregavamo insieme a lei.
Infine, dopo molte discussioni, la madre si è convinta ed abbiamo eseguito il cesareo: il bimbo in effetti pesava circa 1800 grammi come l’ecografia aveva indicato.
Ha anche pianto abbastanza vigorosamente, e quindi abbiamo speranza che ce la faccia. La cute è bella rosa e non c’è cianosi. Per adesso non è riuscito ad attaccarsi al seno.
La mamma invece praticamente non sanguina più, a parte le normali lochiazioni post-partum.
Speriamo di aver fatto la scelta giusta e di aver salvato la vita di mamma e bambino... per il piccolo, l’evoluzione sarà più chiara nei giorni che seguiranno.


Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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