sabato 7 maggio 2016

Il container dell'Associazione Volontari Missioni Cottolengo

Oggi abbiamo finalmente ricevuto la spedizione organizzata dall'Associazione dei volontari di Torino.
Anche questa volta si è trattato di un lungo e meticoloso lavoro di documentazione da parte del presidente Lino Marchisio, dei volontari che lo hanno coadiuvato in Italia, e di fratel Giancarlo qui in Kenya.
Abbiamo ricevuto un buon numero di carrozzine e deambulatori.
La sitiazione delle carrezzella di Chaaria è da tempo drammatica, sia in ospedale che dai Buoni Figli. Quanto abbiamo ricevuto oggi ci aiuterà tantissimo a colmare la grave carenza di cui stiamo soffrendo da molto tempo.
I deambulatori saranno molto utili per i malati che hanno bisogno di fisioterapia; ci sono comunque anche alcuni dei nostri Buoni Figli che ne possono fare buon uso.
Il container contiene anche materiale per la fisioterapia della missione di Tuuru.
Nel container c'era anche un prezioso ecografo che che ci sarà davvero molto utile.
Di cuore ringrazio la Divina Provvidenza per il prezioso materiale ricevuto oggi.
Ringrazio tutte le persone che si sono spese per la buona riuscita della spedizione: Lino Marchisio, Luca Audero e consorte, Valentina Patriarca, Sr Betty... e sicuramente molti altri che non conosco, ma che il Signore non dimenticherà di certo.


Ringrazio di cuore Fr Giancarlo per il paziente lavoro di coordinamento e documentazione svolto qui a Chaaria: il mio pensiero riconoscente va anche ad Antony ed al personale della manutenzione per tutte le corse fatte a Nairobi per seguire le pratiche di sdoganamento.
Che il Signore ricompensi i nostri benefattori.
Grazie a tutti quelli che credono in noi e ci aiutano.

PS: auguro a tutte le mamme che ci leggono su blog e facebook una
buona festa piena di amore e di riconoscenza.


Fr Beppe Gaido




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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