giovedì 30 giugno 2016

Stavolta la scelta giusta

Ann ha sedici anni e la sua faccia è già quella di una donna vissuta: dimostra infatti almeno quarant'anni. 
I suoi denti sono cariati: chissà come mai non se li è mai fatti aggiustare.
E' HIV positiva, e la malattia la dimostra tutta, anche se è in terapia antiretrovirale.
E' incinta di otto mesi, e certo la gravidanza le avrà dato una bella botta al sistema immunitario.
Purtroppo è anche affetta da condilomi acuminati, ed è difficile starle vicino in quanto il tanfo è davvero penetrante.
All'ecografia il bambino è ancora abbastanza piccolo e quindi spero proprio che non partorisca, anche se purtroppo ha contrazioni abbastanza forti.
Le ho prescritto terapia tocolitica, ma il travaglio è progredito nonostante tutto.
Stamattina l'ho trovata completamente "dilatata" e con la testa del bambino molto bassa.
Mi sono reso conto che fermare il travaglio non sarebbe più stato possibile: allo stesso tempo ha sempre saputo che i condilomi acuminati costituiscono un pericolo per il nascituro e non si può lasciarla partorire normalmente.
L'indicazione al cesareo c'è tutta, sia per l'HIV che per i condilomi...ma il bambino non è a termine e quindi potrebbe avere problemi riespiratori dopo la nascita.


Riparte il tormentone interiore.
La lascio travagliare? E se poi il bimbo diventa cieco a causa del virus acquisito durante il parto?
Faccio il cesareo? E se poi il piccolo mi va in distresss fetale e non ce la fa...come è successo ieri?
Ann non sa decidere; è in preda alle doglie che le obnubilano il pensiero.
I suoi a casa non hanno il telefono e non posso neppure chiedere il consenso informato ad un adulto, visto che lei è minorenne.
Non importa: lo firmerò io!
Mi decido per il cesareo: tanto Ann avrebbe comunque partorito; almeno salviamo il bambino dal virus che contamina il canale del parto.
Il cesareo procede veloce e liscio come l'olio; anche la femminuccia piange subito senza alcuna difficoltà respiratoria. Tra l'altro non è poi così piccola in quanto pesa 1900 grammi: sembra una bimba molto battagliera e con forte desiderio di vivere.
Stavolta penso proprio di aver preso la decisione corretta.
Stanotte spero di dormire e di recuperare un po' del sonno che ieri proprio non voleva arrivare dopo una giornata molto difficile.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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