A Chaaria è una evenienza
decisamente frequente trovarsi davanti una persona con addome acuto.
Sono in genere situazioni
molto difficili da gestire perchè ovviamente, essendo un’emergenza, non capita
quando sei riposato o quando hai la mente libera, ma sovente in momenti già di
per sè drammatici, quando sei molto stanco oppure sopraffatto dal lavoro.
Non
di rado succede di notte, quando il personale è ridotto all’osso.
La prima difficoltà di
fronte ad un addome acuto è certamente la diagnosi. E’ difficilissimo fare
diagnosi!
“L’addome è la tomba del
medico...” diceva un proverbio spesso citato dai professori universitari quando
ero uno studente.
E’ assolutamente
vero: la rosa di problemi che possono
causare l’addome acuto è enorme; spesso la diagnosi esatta sfugge e diventa
chiara solo nel momento in cui apri la pancia.
Il più delle volte si
pensa di trovarsi di fronte ad un problema intestinale, cosa assolutamente
vera, ma non si possono certamente
dimenticare subdoli casi ginecologici o anche rotture di organi interni
(frequente a Chaaria è la rottura traumatica della milza, essendo la
splenomegalia decisamente comune).
La diagnosi è una specie
di labirinto in cui rischi di perderti: ci sono poi patologie tipiche di certe
fascie di età, come l’invaginazione intestinale in pediatria. In questo
labirinto devi cercare di destreggiarti con i pochi esami a disposizione e nel
minor tempo possibile.
L’altro grosso punto
critico è decidere se si tratta di un paziente medico o chirurgico: in altre
parole se si deve correre in sala o se si può tentare una terapia medica.
Anni fa ero molto più
conservativo e provavo sovente una terapia medica anche in casi con sospetta
eziologia chirurgica: mi sembrava giusto dare una chance alle medicine prima di
ricorrere al bisturi... ma con il tempo mi sono reso conto dell’importanza di
quella che nel mondo anglosassone chiamano la “golden hour”: se si perde tempo
con un addome acuto, si rischia di perdere anche quell’unica occasione di
salvare il paziente; se si ritarda un intervento di 24 ore, per tentare un
approccio conservativo che poi fallisce, quello che avrebbe potuto essere un
intervento semplice, si può traformare in un vero disastro chirurgico,
difficile da gestire.
Mi è capitato di voler
aspettare a operare e poi di trovarmi davantio delle anse intestinali
necrotiche, che magari il giorno prima avrebbero potuto essere salvate. Non di
rado poi un paziente con anse già necrotiche, non sopravviveva nel
post-operatorio.
Ora sono molto più
interventista che in passato, e, quando c’è un dubbio, si corre comunque in
sala, perchè ho capito che, quanto prima si opera, tanto più alte sono le
possibilità di salvare la vita del paziente.
L’addome acuto è un
mistero anche dal punto di vista prettamente chirurgico: sai quando entri in
sala e non sai quando ci uscirai.
A volte ti trovi davanti
ad un volvolo che puoi derotare in pochi minuti, oppure di fronte ad una
occlusione intestinale da briglia aderenziale: sezionata la briglia, finito
l’intervento.
Altre volte hai daventi
disastri immani, con multiple perforazioni intestinali, aderenze ed anse
necrotiche: sei allora obbligato a fare delle riprogrammazioni chirurgiche
seduta stante, con grosse resezioni di visceri... e con prognosi davvero
riservata.
Anche con in casi chirurgicamente
più difficili poi, la guarigione dipende da fattori spesso al di fuori del
nostro controllo: in questa settimana ho avuto due casi in cui, a motivo di una
appendicite retrocecale complicata con necrosi del retto e dell’ultima ansa
ileale, ho dovuto fare una emicolectomia destra con anastomosi ileo-trasversa.
Ho fatto l’intervento
allo stesso modo...ma un paziente sta andando benissimo ed è prossimo alla
dimissione, mentre l’altro è morto poche ore dopo essere uscito di sala.
L’addome acuto, sia in
adulti che in bambini, rimane forse l’emergenze più temibile che mi ritrovo ad
affrontare qui a Chaaria...e, sfortuna vuole che quasi sempre tali emergenze
succedano quando non ho un chirurgo dall’Italia.
Oggi per esempio ho
operato un vecchietto con multiple perforazioni ileali: ho dovuto fare una
resezione abbastanza ampia del tenue: sono passato adesso a vederlo in reparto,
ed è in condizioni discrete.
Spero davvero che ce la
faccia, ma, come ho detto, le variabili sono così tante ed imprevedibili, che
incrocio le dita e prego.
Fr Beppe Gaido
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